Editoriali
Netanyahu, basta con alleati sbagliati ed errori di calcolo
Allo stato ebraico servono gli uomini giusti: meno Ben-Gvir e più Blinken. Il rapporto ignorato dell'intelligence israeliana
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto di aver avuto una discussione franca con il segretario di stato americano Antony Blinken, lo ha ringraziato del sostegno, ma ha aggiunto: “E’ inconcepibile” che negli ultimi mesi gli Stati Uniti abbiano trattenuto alcune delle armi destinate a Israele. Blinken gli ha assicurato che l’Amministrazione lavora costantemente per eliminare i colli di bottiglia, e Netanyahu si è augurato che sia davvero così. Poi ha detto: “Durante la Seconda guerra mondiale, Churchill disse agli Stati Uniti: ‘Dateci gli strumenti, faremo noi il lavoro’. E io dico: ‘Dateci gli strumenti e finiremo il lavoro molto più velocemente’”.
Lunedì Netanyahu ha dato una spallata agli estremisti della sua maggioranza, ha chiuso il gabinetto di guerra e non ha concesso all’urlante ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir di avere voce in capitolo sulle decisioni di guerra e ieri ha voluto placare le spinte centrifughe e capricciose degli alleati che lo minacciano. Le critiche agli Stati Uniti sono spesso una questione di politica interna in Israele, ma questi sono giorni di scelte importanti, dopo la morte di dieci soldati a Rafah, dopo gli attacchi di Hezbollah dal Libano e le minacce sempre più dirette di un principio di guerra lungo il confine orientale. Non è il momento dei giochi tra alleati in un governo fragile.
Conta molto di più il sostegno americano che i ricatti di Ben-Gvir per la salvezza di Israele e per la sua capacità di resistere a tutti i suoi nemici, sempre più pressanti e diretti nel dimostrare quanto abbiano intenzioni di guerra. In questi giorni gira la notizia che un rapporto di intelligence sulle intenzioni di Hamas prima del 7 ottobre fosse sulla scrivania dei servizi segreti israeliani e sia stato ignorato. Non è il primo rapporto di questo genere, tutti gli errori di calcolo erano basati sulla considerazione che per Israele ormai Hamas non potesse essere considerato una minaccia. L’errore di calcolo fu letale. Scegliere gli alleati sbagliati, in questo momento, potrebbe essere un altro errore di calcolo grave.