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Editoriali

La partita Belgio Israele a Bruxelles non si farà. Il cedimento, di ricatto in ricatto

Redazione

Il caso non riguarda solo gli israeliani, ma la cultura occidentale. La mollezza delle autorità nel capitolare di fronte alle minacce islamiste

Il capo del servizio segreto israeliano, Ronen Bar, ad aprile è uscito dal paese per una visita in incognito a Malmö, in Svezia. Bar doveva controllare la sicurezza della delegazione israeliana impegnata nell’Eurovision. Così ha ordinato alla cantante israeliana Eden Golan di non lasciare mai l’hotel prima e dopo le esibizioni musicali, e le ha assegnato anche una scorta di cento poliziotti e un elicottero.

   

Adesso la partita di calcio tra Belgio e Israele, in programma il prossimo 6 settembre a Bruxelles, che non si potrà fare. Lo ha annunciato il sindaco della capitale belga, Benoit Hellings, secondo cui per le autorità sarebbe semplicemente impossibile garantire l’ordine pubblico e la sicurezza allo stadio e in città. “Ospitare questa partita nella nostra capitale provocherebbe enormi manifestazioni contrarie, compromettendo la sicurezza degli spettatori, dei giocatori, dei residenti così come delle stesse forze di polizia”, ha detto Hellings. E non poteva neanche fare come a Malmö, quando ai tennisti israeliani impegnati in Coppa Davis fu consentito di giocare, ma senza pubblico. 

 

Sta diventando routine che gli israeliani non possano esibirsi in sicurezza in Europa. E sta diventando sempre più sfacciata una certa mollezza delle autorità nel capitolare di fronte alle minacce islamiste. Effettivamente ci sono molte cose, al di là di Israele, che non dovremmo fare per la nostra “sicurezza”. Pubblicare vignette offensive, lasciare che Dante collochi Maometto in un girone infernale, esporre in Svezia statue di donne nude opere di un’artista iraniana, pubblicare i “Versi satanici”, mostrare agli studenti di un liceo francese un quadro rinascimentale ispirato alle “Metamorfosi” di Ovidio… Fin dove ci spingeremo, di ricatto in ricatto?  Il piano inclinato non è una figura retorica. E’ terribilmente reale quando si tratta di islamisti che odiano, non solo Israele, ma tutta la cultura occidentale.

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