Editoriali
In Cina continuano le epurazioni di Xi Jinping
Il leader cinese usa ancora le accuse di corruzione per liberarsi dei ministri che non gli piacciono più
Prima era scomparso il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, poi quello della Difesa, Li Shangfu. Entrambi erano dei fedelissimi del leader Xi Jinping, ma improvvisamente qualcosa è cambiato e a distanza di pochi mesi sono stati entrambi epurati in gran segreto. L’allora ministro della Difesa era stato visto l’ultima volta il 29 agosto 2023, poi più nulla, due mesi di silenzio fino al licenziamento a ottobre. Soltanto ieri Pechino, dopo più di sei mesi, ha fatto sapere che Li Shangfu è accusato di corruzione per “gravi violazioni della disciplina e della legge del Partito”, e che avrebbe abusato della sua autorità per arricchirsi accettando tangenti: accuse simili sono rivolte anche al ministro precedente, Wei Fenghe, alla Difesa cinese dal 2018 al 2023. Anche per Wei il metodo fu pressoché uguale: non si presentò per mesi agli eventi pubblici, mentre tutti si chiedevano che fine avesse fatto, venne poi sostituito, silenziosamente, in un rimpasto di governo.
Entrambi sono stati ufficialmente espulsi dal Partito comunista cinese e secondo la Cctv, l’emittente statale, Li Shangfu avrebbe “tradito la sua missione originaria e perso i princìpi dello spirito di partito”, macchiando l’ambiente politico e industriale del settore militare. Eppure le responsabilità del ministero della Difesa non sono molte, perché nella catena di comando della Repubblica popolare cinese, il comandante in capo delle Forze armate resta Xi. Ma la lotta alla corruzione è uno dei pilastri fondamentali della politica del leader cinese, e soltanto una settimana fa ha detto che è necessario “sradicare il terreno e le condizioni in cui prospera la corruzione ed espandere la profondità e l’ampiezza della lotta anti corruzione”. E’ un messaggio alla sua cerchia, nessuno può ritenersi al sicuro, neanche chi è considerato fedelissimo. Il 2023 si era chiuso con un numero record di indagini nei confronti di alti funzionari: le ultime accuse a Li e a Wei, ufficializzate con così tanto ritardo, dimostrano che la “campagna anti corruzione” di xi Jinping è qui per restare.