il voto nel regno unito

Il Labour di Keir Starmer vince a valanga, dicono gli exit polls

Redazione

I sondaggi hanno sempre dato in vantaggio, di molto, il Labour di Keir Starmer. Gli inglesi sono stufi di 14 anni di Tory, e anche arrabbiati. L’azzardo del premier Rishi Sunak, i programmi elettorali, gli endorsement, la fine (ingloriosa) della sbornia brexitara e le nevrosi dell’ultimo minuto. Come siamo arrivati fin qui

Gli inglesi hanno finito di votare e sono stati pubblicati i primi exit polls che confermano quel che i sondaggi rilevano senza oscillazioni da mesi: il Labour vince e il suo leader, Keir Starmer, sarà premier. Di quanto vince? A valanga. Secondo John Curtice, il re dei sondaggisti del Regno Unito che ha avuto la malaugurata idea di dire che lui sa già più o meno tutto degli exit polls già dal tardo pomeriggio, cosicché è stato tampinato tutti i giornalisti del pianeta - secondo John Curtice c’è la supermaggioranza del Labour: 410 seggi per il Labour, 131 per i Tory, 61 per i Libdems, 13 per Reform Uk. Il Regno Unito ha votato per eleggere i 650 membri della Camera dei Comuni, uno per ogni circoscrizione locale: 543 in Inghilterra, 57 in Scozia, 32 in Galles e 18 in Irlanda del Nord. La data, il 4 luglio, era stata decisa soltanto sei settimane fa dal premier britannico, Rishi Sunak: la legislatura si sarebbe dovuta concludere a metà dicembre, ma il premier conservatore dopo tanti calcoli e ripensamenti, e con sondaggi impietosi, ha detto: meglio prima che dopo. Non ci sono primarie o ballottaggi, il Regno Unito utilizza un sistema di voto "first past the post", cioè: il candidato che finisce primo in ogni circoscrizione viene eletto, anche se non ottiene il 50 per cento dei voti. Le pooling station hanno aperto alle 7 del mattino e hanno chiuso alle 22:00, ora locale, che è anche il momento dei primi exit polls. Entro l’alba saranno conteggiati i due terzi dei voti. Se il risultato del Partito laburista di Keir Starmer è confermato, Sunak terrà il discorso di addio davanti al numero 10 di Downing Street in tarda mattinata e andrà a Buckingham Palace per presentare le sue dimissioni a Re Carlo. E’ prevista pioggia e, per non ripetere la mesta performance dell’annuncio delle elezioni anticipate, quando Sunak si ritrovò sotto un diluvio senza nulla a coprirlo, sono stati preparati gli ombrelli.

 

Rishi Sunak 

Il premier birannico e leader dei conservatori Rishi Sunak sa che tra i vari ostacoli deve vedersela anche con la stanchezza inevitabile dopo 14 anni di governo conservatore. Ha riconosciuto, con l’aria di chi è pronto a scusarsi ma non a smettere di sbagliare, di “non essere cieco davanti al fatto che la gente è frustrata da me” e nel tentativo di recuperare una campagna elettorale sbagliata fin dalla scelta della data del voto,  ha lanciato un’imponente serie di annunci – riempiono  76 pagine – con 17 miliardi di sterline di tagli fiscali e spese senza coperture credibili.  Quando il primo ministro ha annunciato nuove elezioni sotto la pioggia battente, sapeva già che avrebbe perso, ma è così che funziona il ricambio democratico dei governi, ha scritto sul Foglio Giuliano Ferrara.

 

 

Keir Starmer 

Il leader laburista secondo i sondaggi è destinato a diventare il prossimo primo ministro britannico. La campagna elettorale non ha cambiato di molto la dinamica che c’era prima dell’annuncio delle elezioni anticipatissime e il vantaggio del Labour di Keir Starmer è rimasto sostanzialmente invariato attorno ai venti punti percentuali,  quindi quando i Tory hanno smesso di ripetere l’iniziale assurdità “possiamo vincere”, è stata posta la domanda più corretta: quanto grande sarà la vittoria del Labour? Starmer ripete: se volete il cambiamento, andate a votarlo. Fino all’ultimo minuto di campagna ha combattuto contro l’idea di vittoria già scritta  che mortifica la mobilitazione e contro l’idea della supermaggioranza che spinge gli elettori conservatori ad andare a votare anche se sono delusi. 

 

 

Nigel Farage

Il leader indipendentista e brexitaro  di Reform Uk dal ghigno perenne ed entusiasta è tornato dalla pensione politica, inatteso: aveva detto che non si sarebbe candidato, poi lo ha fatto, ma considera questa elezione un passaggio per diventare il leader del mondo conservatore britannico. Ha la capacità di attrarre gran parte dell’attenzione mediatica pur se manderà ai Comuni una manciata di deputati.  Neanche un mese fa ha detto: indovinate chi è tornato, presentando il suo “contract with you”, il contratto con te, con voi, con gli inglesi. Poco prima del contratto, in un’intervista alla Bbc che ha fatto gelare il sangue ai conservatori, Farage ha detto: sono pronto a guidare l’opposizione al Labour, che vincerà queste elezioni, e l’ambizione è quella di candidarmi come primo ministro al prossimo giro, presumibilmente nel 2029. Ci sono anche altri partiti più piccoli, tra cui i Liberal Democratici centristi guidati da Ed Davey e il Partito Verde ambientalista guidato da Carla Denyer e Adrian Ramsay.

 


I sondaggi

L'ultimo sondaggio di YouGov alla vigilia del voto dà una supermaggioranza al Labour storica:  dice che una maggioranza così non si vedeva dal 1832, ed è la ragione per cui da una decina di giorni i Tory dicono ai loro elettori: andate a votare e votate per noi, non pensate a voti utili o altri calcoli dei periodi di festa, perché altrimenti ci sarà una dittatura socialista. Al Labour dà 431 seggi, Tory 102, Libdem 72, Reform Uk 3. Un altro studio, sempre della vigilia, di Mrp per More in Common assieme al podcast News Agents dà al Labour 430 seggi mentre ai Tory 126.

 

Gli endorsement

Sun, Sunday Times, Financial Times, Independent e Guardian hanno dato il loro sostegno al Labour. Telegraph, Sunday Express e Daily Mail ai Tory. l tabloid murdocchiano Sun ieri infine ha infine  dato il suo endorsement al Labour, proprio come fece nel 1997  – e allora fu una bomba – per Tony Blair. E' stato il più doloroso per il governo di Rishi Sunak, ma molti sono convinti che questi endorsement in realtà non spostino più voti come accadeva una volta
Il Times è un po’ il caso mediatico del giorno perché non ha fatto nessun endorsement. Del Labour scrive: “Labour has bored its way to power”, I laburisti si sono annoiati per arrivare al potere, e “è stato parsimonioso con la verità su ciò che farà in carica”. Nemmeno nel 1997, l’anno di Tony Blair, il Times aveva fatto  endorsement.

  

Paola Peduzzi ha raccontato sul Foglio che “i primi passi per il cambiamento” del paese presentati da Starmer quando il suo Labour sarà al governo. Tutti la paragonano con quella, famosa e vincente, che propose Tony Blair nel 1997 e che poi è stata replicata in grande, con una stele di pietra incisa, da Ed Miliband nella sfortunata campagna laburista del 2015. Il richiamo a Blair è evidente, e voluto.

 

Cristina Marconi racconta invece la leadership femminile e potente tra i membri del nuovo Labour.  La prima è Rachel Reeves, cancelliera dello Scacchiere ombra dalla visione ondivaga ma espressa con piglio perentorio, braccio destro del leader laburista nella messa a punto di una ricetta economica ricca di buon senso. La seconda è Angela Rayner, che se tutto andrà come sembra  diventerà la prossima vicepremier britannica, garante dell’ala sinistra del partito e portatrice di un appeal popolare enorme grazie al suo fortissimo accento di Manchester e alla sua storia di ragazza madre in una council house di Stockport.

 

Abbiamo pubblicato ampi stralci del discorso che Keir Starmer, leader del Labour britannico, ha tenuto  a Lancing, nel West Sussex, inaugurando la campagna elettorale in vista del voto del 4 luglio: "Come ho cambiato il Labour cambierò il Regno Unito, mettendomi al vostro servizio"

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