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Editoriali

La Georgia è sempre più lontana dall'Ue

Redazione

Bruxelles congela il processo di adesione e 30 milioni di aiuti nell'ambito dell'assistenza militare. Sogno georgiano è il vero incubo, ma tocca ai georgiani liberarsene: le manifestazioni dei mesi scorsi hanno dimostrato che è possibile

L’Unione europea ha sospeso il processo di adesione della Georgia, dopo che il governo di Sogno georgiano ha compiuto una serie di passi che allontanano il paese dai valori fondamentali europei e lo avvicinano alla Russia di Vladimir Putin. La principale ragione è la legge sugli agenti stranieri adottata dal Parlamento georgiano a giugno, che permette al governo di reprimere le organizzazioni della società civile sul modello di quanto fatto da Putin in Russia dopo l’adozione di una legge analoga nel 2012. Ma ci sono altri passi ispirati da Mosca: una legge contro i diritti Lgbt, la retorica anti occidentale, la repressione dei manifestanti che protestavano contro la “legge russa”.

L’Ue aveva moltiplicato gli avvertimenti. “Purtroppo il processo di adesione della Georgia all’Ue è fermo per ora. Questo è stato deciso dai leader all’ultimo Consiglio europeo”, ha detto l’ambasciatore dell’Ue a Tiblisi, Paweł Herczyński. Anche una parte dell’assistenza finanziaria è stata congelata, come 30 milioni di aiuti della European Peace Facility nell’ambito dell’assistenza militare. Altri tagli ai finanziamenti sono possibili se la situazione di deteriorerà ulteriormente. “E’ triste vedere le relazioni Ue-Georgia a un punto così basso, quando avrebbero potuto essere al massimo storico”, ha detto Herczyński. La responsabilità è di Sogno georgiano e del suo burattinaio, l’oligarca filorusso Bidzina Ivanishvili, che vuole riportare il paese nell’orbita di Mosca. La presidente pro europea, Salomé Zourabichvili, sta cercando di convincere l’opposizione a unirsi in vista delle elezioni in autunno. Ma solo tre dei quattro principali partiti hanno accolto il suo appello. Tocca ai georgiani liberarsi dall’incubo di Sogno georgiano. Le decine di migliaia di giovani e meno giovani hanno manifestato per oltre un mese contro la cosiddetta “legge russa” hanno dimostrato che è possibile. L’Ue deve aiutarli, spiegando chiaramente che le elezioni saranno un referendum sull’adesione.

 

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