Editoriali

Dopo Mosca e Pechino, ora Orbán va pure da Trump a Mar-a-Lago

Redazione

Senza concordare nulla coi partner Ue, il nuovo presidente del semestre è già stato da Putin da Xi Jinping. Forse ha ragione chi dice che sarebbe il caso di non coinvolgerlo troppo nemmeno negli affari Nato e prestare attenzione alle informazioni che può disseminare

La passione reciproca tra Donald Trump e Viktor Orbán è un lascito del guru trumpiano Steve Bannon, il quale ha lavorato molto (ora non più: è in galera) in Europa per esportare sovranismo, nazionalismo e populismo e animare le destre europee contro le istituzioni occidentali. Nella classifica di Bannon, in cui c’era anche Giorgia Meloni, in cima c’è sempre stato il premier ungherese, che oltre ad aver fatto un giro ideologico completo – oggi dice che l’Unione sovietica, contro cui ha combattuto, e l’Unione europea pari sono – è riuscito nell’impresa di avere un peso politico molto più grande rispetto a quello di un leader di un paese che ha meno abitanti della Lombardia e di tessere una retorica antieuropea molto copiata guidando un paese che senza i fondi europei sarebbe in fallimento. È tutto il contrario di un loser, Orbán, e anche per questo è un ospite gradito di Trump, che quest’anno lo ha già accolto due volte. All’inizio dell’anno, avevano discusso della guerra russa in Ucraina e del fatto che Trump, se eletto, non darà più “un penny” per la difesa degli ucraini, e oggi Orbán si è diretto a Mar-a-Lago dopo il vertice della Nato in cui si è deciso il contrario di quel che vuole Trump, cioè di aumentare gli aiuti a Kyiv e definire un percorso “irreversibile” di adesione dell’Ucraina alla Nato. Orbán aveva già messo le mani avanti negando ogni coinvolgimento in Ucraina del suo paese in cambio dell’appoggio al nuovo segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte.
 

Dal primo di luglio Orbán è stato a Mosca da Vladimir Putin, a Pechino da Xi Jinping, in Florida da Trump ed è diventato presidente del semestre europeo, ma queste visite non le ha concordate con i suoi partner europei. Poiché l’Ue non trova gli strumenti per contenerlo, forse ha ragione chi dice che sarebbe il caso di non coinvolgerlo troppo nemmeno negli affari della Nato: sono tutte informazioni che possono finire nelle mani sbagliate.

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