Governo Attal, l'ultimo Cdm e le dimissioni. E il premier si emancipa da Macron

Enrico Cicchetti

Alle 11,30 i ministri convocati all'Eliseo, poi solo gli "affari correnti". Il primo ministro dimissionario e futuro presidente del gruppo macroniano all'Assemblea nazionale si smarca dal capo dello stato e si ritaglia un nuovo ruolo

I ministri del governo di Gabriel Attal si sono riuniti per l'ultimo Cdm e poi, alle 11.30, andranno all'Eliseo da Emmanuel Macron, che dovrebbe accettarne le dimissioni, cosa che aveva rifiutato di fare la settimana scorsa. Tra due giorni, giovedì alle 15, si riunirà per la prima volta la nuova Assemblea nazionale, dopo le elezioni del 30 giugno e 7 luglio, nelle quali il Nuovo fronte popolare ha ottenuto un’inaspettata vittoria. Con la prima sessione verrà eletto il nuovo presidente dell’Assemblea, che manterrà la carica per l’intera legislatura. Data la divisione dell’Assemblea in tre grandi blocchi, e la litigiosità dei primi arrivati, sarà molto complicato prevedere il nuovo presidente. La Francia entrerà in un periodo di transizione che potrebbe durare giorni, persino settimane.

   

In rue de Varenne, del resto, gli scatoloni non sono ancora stati imballati: il governo Attal resterà infatti in carica per un certo periodo e avrà poteri limitati nella gestione degli "affari correnti". Secondo Les Echos, potrebbe continuare a gestire il paese durante i Giochi Olimpici, che si apriranno tra dieci giorni e proseguiranno fino all'11 agosto, e addirittura durante tutta la pausa estiva, dando appuntamento alla fine dell'estate a un nuovo governo i cui contorni restano ancora del tutto da definire. Ciò che è certo è che, a poco più di sei mesi dal suo arrivo a Matignon, Gabriel Attal non sarà più primo ministro. Andrà invece in Parlamento a presiedere il gruppo macroniano della Renaissance, ribattezzato ora Ensemble pour la République.

   

Nonostante il secondo posto del campo presidenziale, Attal il "liberto" - come lo definisce sul Monde Claire Gatinois - si gode però il suo trionfo personale e una ritrovata emancipazione dal capo dello stato. Il principale quotidiano francese racconta che il premier dimissionario, un tempo chiamato "baby Macron", ora si è reso autonomo - con un certo scorno del numero uno dell'Eliseo per il ruolo che si sta ritagliando e per l'esuberanza degli “ego” a danno dell’interesse generale. Il Monde racconta che, incontrando davanti ai cancelli del palazzo un fedele seguace di Macron, si sia vantato, immodestamente, di essere stato lui ad avere "salvato la Repubblica" respingendo, dopo un'intensa campagna, "gli estremi", vale a dire il Rassemblement di Le Pen e La France insoumise di Mélenchon. Quello che a 34 anni fu il più giovane primo ministro della storia della Quinta Repubblica, "ha già preso in mano il suo destino, lontano da questo presidente che si dice sia irrimediabilmente indebolito", e adesso è "pronto, secondo le sue parole, a 'reinventare tutto, ricostruire tutto', suggerendo di fatto che tutto è stato distrutto". [...] "La sua dedizione ai deputati durante le elezioni legislative e la sua tenacia nel bloccare l'estrema destra hanno scolpito un personaggio. C'è da vedere se sarà abbastanza per creare uno statista da tenere d'occhio alle elezioni presidenziali del 2027".

        

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  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti