Emmanuel Macron (foto Epa, via Ansa)

editoriali

La rielezione di Yaël Braun-Pivet e i Macroncompatibili di Francia

Redazione

Dalla presidenza dell’Assemblea nazionale a Matignon: un nuovo assetto per bloccare l’ascesa dei partiti estremisti ai posti chiave della République

La rielezione di Yaël Braun-Pivet alla presidenza dell’Assemblea nazionale, la Camera bassa francese, è il primo tassello del nuovo equilibrio di potere che si sta delineando a Parigi, un’alleanza tra i macroniani, i gollisti e gli altri partiti di centro e centro-destra che condividono con il capo dello stato, Emmanuel Macron, l’idea di un fronte dei responsabili per bloccare l’ascesa dei partiti estremisti ai posti chiave della République: il Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella a destra, e la France insoumise di Jean-Luc Mélenchon a sinistra.

Giovedì sera, Pivet, candidata di Ensemble pour la République (ex Renaissance), è stata eletta al terzo turno con 221 voti contro i 207 del profilo designato dal Nuovo fronte popolare (Nf), il comunista André Chassaigne, grazie anche alle desistenze dopo il primo scrutinio della candidata dei centristi di Horizons, Naïma Moutchou, e del nome proposto dai Républicains (Lr), Philippe Juvin. Il vice presidente uscente dell’Assemblea nazionale in quota Rassemblement national, Sébastien Chenu, ha denunciato l’“alleanza contro natura tra macroniani e Lr”, seguito da Fabien Roussel, leader dei comunisti, che ha parlato di “alleanza improvvisata tra il campo presidenziale e le destre”, di “atto di forza democratico”. Di certo, per Nfp, la coalizione delle sinistre arrivata in testa alle elezioni legislative, si tratta di uno schiaffo doloroso: una sconfitta che potrebbe annunciarne altre. Il gruppo dei gollisti Macron-compatibili all’Assemblea, ribattezzato la Droite républicaine e guidato da Laurent Wauquiez, ha stretto un patto con il campo presidenziale che potrebbe permettergli di ottenere due vicepresidenze, un questore e soprattutto l’ambita presidenza della commissione finanze, la più influente. Il “deal”, così lo definisce il Figaro, potrebbe produrre sorprese anche per la corsa a Matignon, visto che i partiti del Nuovo fronte popolare non hanno ancora trovato la quadra per il nome del loro candidato premier. 

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