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editoriali

Il buon senso di Tusk sull'aborto

Redazione

La Polonia non può aspettare ancora una riforma necessaria. Slogan e tradimenti

Il 23 luglio c’è stata l’ultima seduta del Sejm, il Parlamento polacco, e non è stata cambiata la legge sull’aborto, trasformata dai governi precedenti guidati dal PiS in un pericolo, scritta in modo tanto ambiguo da aver causato la morte di più di una donna per gravidanze complicate in cui i medici si sono rifiutati di praticare l’aborto fino a quando non si fosse fermato il battito del feto. Il premier polacco Donald Tusk è un conservatore, la legge sull’aborto era tra le più restrittive di Europa anche durante i suoi primi governi, ma la riforma voluta dal PiS va oltre e punta a criminalizzare chi aiuta le donne ad abortire quasi in ogni caso.

Per Tusk cambiare questa riforma è importante. La legge è stata portata in Parlamento il 12 luglio, non è passata per tre voti: oltre all’opposizione di estrema destra, hanno votato contro anche i deputati del partito Psl, che fa parte della maggioranza e ambisce a togliere elettori al PiS. Alcuni membri della Coalizione civica (Ko), il partito di Tusk, non si sono presentati in Parlamento, tra loro anche il viceministro dello Sviluppo e della Tecnologia, che il premier ha licenziato, spiegando di averlo fatto proprio perché non si era presentato durante una votazione così importante. Mostrare unità in Parlamento era essenziale perché anche se la riforma fosse passata rischiava di bloccarsi poi sul tavolo del presidente Andrzej Duda, che fa parte del PiS e sta ostacolando tutto il lavoro di Tusk. Un altro tradimento a Tusk è arrivato da Roman Giertych, ex alleato del PiS, passato alla Ko, ma in questo voto ha voltato le spalle al suo partito senza aver mai fatto cenno alla sua contrarietà. In Polonia la protesta non è mai caos, è fatta di organizzazione e testardaggine e i polacchi sono scesi in strada per pretendere una legge seria, di buon senso, come la vuole Tusk. Il problema non è con l’opposizione, ma con i franchi tiratori, sono per loro gli slogan della piazza: “Da Giewont  a Hel, *** Giertych e Psl”. Negli asterischi immaginate ogni offesa: la piazza polacca non è soltanto arrabbiata, ma anche educata.

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