Southport - foto Ansa

Editoriali

L'odio, la disinformazione, le botte e l'orrore a Southport

Redazione

Lunedì un ragazzo di 17 anni ha accoltellato una decina di bambine dentro a una palestra dove si teneva un corso di yoga: tre sono morte. All'orrore che questo fatto ha causato si contrappone l'immagine dei bambini che puliscono le strade dopo una notte di saccheggi

I bambini sono arrivati con le scope, le palette, gli zuccherini per i cavalli della polizia e hanno aiutato a ripulire le strade di Southport, a nord di Liverpool, dopo una notte di saccheggi. S’è consumato l’orrore, in questa cittadina sul mare d’Irlanda: lunedì un ragazzo di 17 anni è entrato in una palestra dove c’era un corso estivo di yoga e danza per bambini e ha iniziato ad accoltellare tutti quelli che gli si paravano davanti: sono morte tre bambine (la più grande ha 9 anni), ci sono altri dieci feriti, quasi tutti bambini, quattro in gravi condizioni.

 

L’attentatore è stato arrestato subito, è stata esclusa la pista del terrorismo, si sa che è nato a Cardiff e che vive con i genitori poco distante da Southport. La discrezione delle autorità è stata vissuta da metà paese come un insabbiamento: non volete dirci che è musulmano, non volete dirci che è un immigrato, non volete proteggerci.
  

Martedì il premier Keir Starmer è andato a deporre i fiori alla palestra ed è stato contestato: quanti ne devono morire prima che facciate qualcosa? Morirà mio figlio domani e non farai niente? Hai fatto la tua bella foto, puoi andartene. Nella notte tra martedì e mercoledì, un gruppo del partito nazionalista English Defence League si è presentato alla veglia di commemorazione per le vittime e ha iniziato a lanciare bottiglie e sassi, ha assalito i poliziotti e i loro cani, ha rotto finestre e assediato la moschea lì vicina: 39 poliziotti sono finiti in ospedale.
  

I bambini con le scope, insieme a un centinaio di altri cittadini di Southport sotto choc, si sono messi a ripulire quel che si può di questo orrore. Il primo atto di civiltà dopo il coltello, la disinformazione, la strumentalizzazione, le accuse. Il primo atto di civiltà in un lutto che durerà a lungo – per alcuni per sempre – in una palestra piena di sangue e in una società che ribolle di rabbia e di odio: non solo a Southport.

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