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editoriali

Erdogan vuole Papa Francesco come alleato

Redazione

Telefonata del leader turco al Pontefice per dirgli che l’attacco israeliano a Beirut e l’assassinio di Ismail Haniyeh a Teheran “rappresentano minacce all’intera regione, al mondo e all’umanità”

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha, come aveva annunciato giorni fa, telefonato al Papa. A Francesco, Erdogan ha presentato un quadro drammatico della situazione nel vicino oriente, sottolineando che l’attacco israeliano a Beirut e l’assassinio di Ismail Haniyeh a Teheran“ rappresentano minacce all’intera regione, al mondo e all’umanità”.

A riferire i contenuti del colloquio è stata l’agenzia ufficiale Anadolu. Erdogan, che aveva già profetizzato per Benjamin Netanyahu la fine che toccò ad Adolf Hitler, ha cercato di portare dalla sua parte il Papa, proponendogli una sorta di alleanza “umanitaria” finalizzata a trovare la via affinché “i cristiani e i musulmani che vivono in Palestina possano trovare la pace”. En passant, il presidente turco ha anche espresso la sua “indignazione” per le “manifestazioni immorali” viste una settimana fa in occasione della cerimonia inaugurale dei Giochi olimpici di Parigi: “La messa in discussione dei valori religiosi rappresenta un segnale d’allarme della decadenza morale”.

È significativo che sia stata Ankara a dare notizia del colloquio telefonico: dal Vaticano non una parola, a indicare che il Papa ascolta tutti e risponde a chi lo cerca. Detto ciò, è improbabile che il disegno erdoganiano vada in porto, soprattutto se a fare da sfondo alle mosse politiche turche c’è l’odio verso Israele, strumentale per riproporsi per l’ennesima volta nell’ultimo ventennio come guida dei popoli musulmani pronti a risvegliarsi. Finora a Erdogan non è andata bene né con il neo ottomanesimo in guanti bianchi tratteggiato dal fu premier Ahmet Davutoglu né con quello più aggressivo portato avanti dalle correnti più radicali dell’islam sunnita turco. Che il Papa si metta a concepire una santa alleanza con Erdogan resta solo un pio desiderio di un leader che cerca, per l’ennesima volta, di mostrarsi come leader indiscusso di un pezzo di mondo.

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