“Terrorista moderato”. Le piroette dei giornali su Haniyeh e un libro del Corsera
Il leader di Hamas è stato definito "relativamente moderato" da Spiegel e Guardian. Ma cosa significa? Forse voleva uccidere “solo” alcuni ebrei, non tutti? Moderato rispetto a Hitler? Sui quotidiani italiani non va tanto meglio
Gli esperti sono intervenuti subito dopo l’assassinio a Teheran del leader di Hamas Ismail Haniyeh. “Rappresentava l’ala relativamente moderata di Hamas ed era considerato più pragmatico che intransigente”, ha scritto il tedesco Spiegel. “Haniyeh era considerato relativamente moderato”, si legge sulla Reuters. Era “pragmatico” e “aperto alla negoziazione”, dice il Guardian. Seriamente, cosa significa “moderato” nel contesto di Hamas? Forse voleva uccidere “solo” alcuni ebrei, non tutti? O forse Haniyeh era moderato rispetto a Sinwar che aveva detto in mondovisione che avrebbe voluto “strappare i cuori” degli israeliani e mangiarli? Stephen Pollard del Jewish Chronicle ha scritto che Haniyeh era moderato nel senso che, “a differenza di altri pazzi genocidi, Hamas non è ancora riuscito a uccidere sei milioni di ebrei”. Lo “Spiegel”, ad esempio, che non vuole vedere in Haniyeh un intransigente, non ha esitato a presentare in copertina la politica dell’AfD Frauke Petry come un Adolf Hitler al femminile. In Italia non è andata meglio. “Haniyeh, figlio di pescatori. La vita da mediano del professore di letteratura diventato leader politico Hamas”. Così Repubblica. “Uomo pragmatico e portato al dialogo”: così L’Unità sul nuovo capo di Hamas, Khaled Meshaal, che per Repubblica è anche un “martire vivente”.
Quando Haniyeh è stato ucciso, era in visita di stato a Teheran. Ha celebrato l’insediamento del nuovo presidente iraniano Massoud Peseschkian, che recentemente ha vinto le “elezioni” truccate. Peseschkian vuole la distruzione di Israele; è fedele a Hamas e alle Guardie rivoluzionarie iraniane. Ma i media ci assicurano che anche lui è “relativamente moderato”. E ieri, sul Corriere della Sera, una pagina di pubblicità per il “Diario di un genocidio” di Atef Abu Saif, pubblicato da Fuoriscena, la nuova casa editrice del Corsera.
È saltato tutto, su Israele, Gaza e Hamas. Un mondo parallelo.