"La più grande frode elettorale nella storia dell'America Latina” e le imbarazzanti chat di Maduro

Maurizio Stefanini

Prosegue la repressione in Venezuela. 24 morti e quasi 2.300 arresti arbitrari, tra i quali María Oropeza, coordinatrice del partito di opposizione, portata via in diretta Instagram da agenti del regime. Negli stati di confine cresce la preoccupazione per nuove ondate di migranti

“Sarebbe quasi impossibile falsificare i verbali” pubblicati dall’opposizione, “i numeri parlano da soli”, dice Mark Wells, assistente segretario ad interim per gli affari dell'emisfero occidentale degli Stati Uniti. I verbali sono stati analizzati separatamente da Associated press e dal Washington Post, che sono arrivati alla stessa conclusione: sono autentici, e segnalano una schiacciante sconfitta di Maduro. Stessa conclusione di Walter R. Mebane Jr, professore di contenziosi elettorali presso l’Università del Michigan, e di Dalson Figueiredo, professore di scienze politiche all’Università Federale di Pernambuco in Brasile, secondo cui “dato il numero di voti rubati, si tratta della più grande frode elettorale nella storia dell’America Latina”.

    

 

Ma su chi prova a ripetere queste cose in Venezuela la repressione continua. 5.000 utenti hanno potuto vedere in diretta Instagram gli agenti del regime che martedì notte sfondavano la porta per entrare in casa e arrestare María Oropeza, capo del Comando Con Venezuela nello stato di Portuguesa, e sempre a Portuguesa coordinatrice del partito di María Corina Machado, Vente Venezuela. Senza mandato, ovviamente. “Stanno entrando in casa mia in modo arbitrario, non c’è alcun mandato di perquisizione, stanno distruggendo la porta”, si sente dire. “Non sono una criminale, sono solo una cittadina che vuole un paese diverso, e Dio e la Vergine sono sempre con me”. Nonostante la sua richiesta di mostrare la documentazione necessaria per l'arresto, gli agenti l'hanno portata via senza dire una parola e le hanno intimato di consegnare il telefono. Si trattava di funzionari della Dgcim (Direzione generale del controspionaggio militare).

     
“Lei è la coordinatrice del Comando con il Venezuela in Portuguesa e ha fatto un lavoro straordinario”, ha commentato María Corina Machado, chiedendo ai suoi sostenitori di esigere il suo rilascio immediato. “L’hanno rapita! Chiedo a tutti, dentro e fuori il Venezuela, di chiedere la sua libertà immediata!”. Ore prima, Oropeza aveva appunto affermato che “Edmundo González Urrutia è il presidente eletto del Venezuela, eletto a stragrande maggioranza il 28 luglio. Continuiamo a lottare fino alla fine, insieme a María Corina Machado”.

   

   

Questo arresto avviene dopo che Maduro ha denunciato un nuovo presunto colpo di stato contro di lui, dopo che il Cne lo ha proclamato vincitore, e dopo di che si sono registrate molteplici proteste contro il risultato ufficiale, da cui 2.229 arresti: secondo lo stesso regime, che li accusa di terrorismo. Secondo il regime, almeno 59 agenti di polizia e 47 membri delle Forze Armate Nazionali Bolivariane sono rimasti feriti, mentre due soldati sono morti. A essi, secondo la Ong Provea, si aggiungono 24 civili morti, alcuni dei quali “assassinati” da membri della forza pubblica o da gruppi armati irregolari.

   

“Bisogna fermare questa irrazionalità repressiva adesso”, protesta il segretario della Organizzazione degli Stati Americani Luis Almagro, chiedendo la fine della persecuzione politica in Venezuela, e avvertendo che l'ultimo rapimento “si aggiunge al dossier di denunce per crimini contro l'umanità del regime”.

  

  

Ovviamente, cresce la preoccupazione per la possibile nuova ondata di migranti che potrebbe rovesciarsi dal Venezuela se la situazione non si risolve. Preoccupazioni vengono espresse sia dal ministro dell'Interno cileno Carolina Tohá, sia dal ministro degli Esteri peruviano Javier González-Olaechea. La responsabile del Comando Sud degli Stati Uniti Laura Richardson si è vista con il presidente di Panama José Raúl Mulino per discutere di come contenere l’immigrazione irregolare attraverso la giungla del Darién.

  

Con un personaggio come Maduro, però, può capitare che la situazione sia grave ma non seria, per dirla alla Ennio Flaiano. Avendo deciso che “sta minacciando il Venezuela”, ha annunciato che “romperà i rapporti con WhatsApp” e ha dunque disinstallato la app in diretta tv. Ma così, tra le chat che ha esibito in televisione prima di cancellarla, si è vista quella dell'ex genero del defunto Hugo Chávez, Jorge Arreaza, che gli inviava notizie sulle avventure della banda criminale venezuelana Tren de Aragua nello Stato del Colorado. Quel Tren de Aragua che molti osservatori sospettano strettamente collegato al regime.

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