Ufficiali delle Forze armate russe guardano uno smartphone sulla Piazza Rossa, 24 aprile 2024 (Getty Images) 

EDITORIALI

È finito il tempo di YouTube in Russia

Redazione

Il metodo subdolo di Mosca per bloccare l’unico spazio rimasto per il dissenso

"Non riesco più ad accedere a YouTube", è da ieri una frase molto frequente in Russia. Da un mese la piattaforma era diventata sempre più inaccessibile, a luglio il parlamentare Alexander Khinshtein aveva annunciato che la velocità di caricamento dei video sarebbe rallentata fino al 70 per cento, ma  ieri le segnalazioni sono esplose con un malfunzionamento generale in tutto il paese.

  

I problemi del Cremlino con YouTube partono da lontano, è da anni che il Roskomnadzor, l’agenzia che monitora e censura i social media russi, studia e realizza  piattaforme alternative come RuTube. Ma se dopo l’invasione dell’Ucraina Mosca è riuscita a bannare con facilità app come Instagram, X e Facebook, con la piattaforma video le cose sono andate diversamente: YouTube è particolarmente usato dai russi – quasi la metà della popolazione la apre ogni giorno – che non vogliono saperne di migrare su versioni “alternative”. E proprio per paura dell’opinione dei russi finora YouTube ha continuato a funzionare, nonostante sia ormai l’unico rifugio dell’opposizione, l’unico spazio di dissenso tra  la propaganda diffusa in ogni sito controllata dallo stato: nei suoi canali YouTube ospita video di media indipendenti contro la guerra, spiegazioni su come eludere la leva militare o scaricare Vpn sicure.

 

Negli ultimi mesi questo spazio di libertà era diventato insopportabile per Mosca, che prima ha chiesto a YouTube di censurare alcuni canali sgraditi, poi ha cercato di dare la colpa alla proprietaria Google per aver censurato contenuti “su richiesta degli Stati Uniti”, fino a rallentare sempre di più la qualità video per non scatenare la rabbia degli utenti e dare loro tempo di migrare sulle altre piattaforme. A fine luglio il ministero degli Esteri russo ha detto che YouTube “non è una piattaforma neutrale, opera secondo le direttive politiche di Washington”. E che importa se è indispensabile per 93 milioni di russi, l’intento di Putin è proprio quello di isolare la società a tal punto da renderla sempre più simile a quella cinese, in balìa della censura.                             

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