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Chi è Mineev, il giudice di Ekaterinburg che castiga per Putin i cittadini americani

Giovanni Boggero

Prima il cronista Gershkovich, poi il caso di Ksenia Karelina: Andrei Mineev, classe 1968 in una lunga intervista rilasciata ai media russi ha annunciato candidamente che in vent'anni di servizio ha assolto sì e no quattro volte

Mosca. Giovedì mattina, alle 12:12 ora locale di Ekaterinburg, dopo un’udienza a porte chiuse e una breve camera di consiglio, il giudice Andrei Mineev ha pronunciato la seconda condanna ai danni di un cittadino con passaporto americano nel giro di neanche un mese. Il 16 luglio scorso era stata la volta di Evan Gershkovich, il corrispondente del Wall Street Journal poi incluso nello scambio di prigionieri del 1° agosto tra Russia, Bielorussia e paesi occidentali. L’altro ieri è stata la volta di Ksenia Karelina, figlia di un uomo d’affari locale, ma dal 2021 anche cittadina degli Stati Uniti. Stando al suo avvocato, che ha parlato con il canale indipendente SotaVision, la donna ha confessato di aver donato 51 dollari a un’organizzazione di beneficenza ucraina tre giorni dopo l’inizio dell’invasione. A Gershkovich erano stati inflitti 16 anni di colonia penale, per Karelina la procura ieri ne ha chiesti ben 15. Stando a quanto è dato leggere sul sito del Tribunale dell’oblast di Sverdlovsk, la formale proclamazione della sentenza nella causa 2-40/2024 avverrà a Ferragosto. Solo allora sapremo a quanti anni di reclusione il giudice Mineev avrà condannato Karelina. L’art. 275 del codice penale russo, che punisce l’alto tradimento, prevede pene tra i 12 e i 20 anni.
 


Ma chi è questo giudice monocratico cui vengono appositamente assegnati casi di alto tradimento riguardanti cittadini americani? È stato lui stesso a spiegarlo in una lunga intervista rilasciata nel gennaio 2021 al canale televisivo di Ekaterinburg E1, riproposta, all’indomani della condanna di Gershkovich, dall’emittente radiofonica di opposizione Echo Moskvy (che dall’ottobre 2022 trasmette solo dalla Germania). Nato il 22 ottobre 1968 nell’oblast di Kurgan, al di là degli Urali, Mineev è cresciuto in una famiglia con un padre poliziotto, del quale, per sua espressa ammissione, ha sempre voluto seguire le orme. Dopo aver svolto il servizio militare, nel 1989, in tempi ormai di perestrojka, si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza locale. Conseguito il diploma, ha iniziato a lavorare come praticante presso la procura e poi è diventato pubblico ministero a Kurgan. Dopo sette anni come pm, nel 2000, all’inizio dell’èra Putin, si trasferisce a Novouralsk, nell’oblast di Sverdlovsk, che ha per capoluogo proprio Ekaterinburg, quarta città del paese, da dove proviene la moglie. Qui, come emerge dai decreti presidenziali pubblicati online, dopo un esame di abilitazione, è nominato giudice del tribunale cittadino, prima a tempo determinato e poi, nel 2004, in via permanente. “Quando ero a Novouralsk – spiega – esaminavo circa 500 casi all’anno, quindi, si potrebbe dire che non abbia fatto altro che lavorare. Non sono riuscito neanche a vedere come sono cresciuti i miei figli”. Dal 2012 fa carriera e passa al Tribunale regionale di Sverdlovsk. Nella propria dedizione al lavoro, Mineev pare aver interpretato l’esercizio della funzione giurisdizionale come un’appendice di quella requirente. Con un certo orgoglio, ha candidamente affermato che in vent’anni di esperienza avrà assolto sì e no tre o quattro volte.
 

“Un’assoluzione è una rarità, non perché voglia spedire tutti in galera, ma perché la maggior parte dei casi in cui occorre assolvere semplicemente non va oltre la chiusura delle indagini”. In altre parole, la procura, se proprio deve, archivia prima. Tutto ciò che arriva in tribunale e già stato sapientemente vagliato dai pm. La tenuità del fatto non esiste. “Durante una rapina il valore della proprietà non ha alcuna importanza, anche se hai rubato un chilo di cipolle”, osserva Mineev a proposito di un caso bagatellare che ha raccontato proprio per ribadire che è suo dovere condannare quando la legge lo prevede.
 

Siamo nel 2021, la Russia fa ancora parte del Consiglio d’Europa. Mineev cita soddisfatto uno studio del 2020 (su dati 2018) della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) – in realtà della Commissione europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa – che, sulla base di vari indicatori di velocità, produttività ed economicità avrebbe collocato il sistema giudiziario russo al primo posto tra 47 stati membri. Al netto del fatto che lo studio non presenta classifiche tra paesi, le statistiche, relativamente positive riguardo alla velocità di trattazione delle cause, riguardavano i procedimenti civili e amministrativi, ma non quelli penali, per cui in primo e secondo grado la Russia non aveva presentato alcun dato da analizzare. Del resto, in materia penale, la Russia mantiene un triste primato, quello di uno dei più elevati tassi di condanne in Europa. Come mostra l’ong russa Crew against Torture su dati del 2022 della Corte Suprema federale, in più del 99 per cento dei casi che raggiungono il dibattimento l’esito è una sentenza di condanna.
 

Ma per Mineev è, innanzitutto, la velocità a essere un vanto. “Dopo la lettura del dispositivo, le motivazioni le scrivo piuttosto rapidamente”, spiega. Nel caso di Gershkovich, in effetti, ci sono volute appena 24 ore. A differenza dei 18 anni richiesti dalla procura, Mineev ne ha concessi “solo” 16, a fronte di un caso che, fin dalle circostanze dell’arresto, su cui il presidente è stato tenuto informato dall’Fsb, aveva connotati politici. Nell’intervista a E1, alla domanda se avesse mai subìto pressioni da parte dei media o delle parti, Mineev aveva risposto: “No, mai. Ma nei casi che hanno grande risonanza è difficile non doverne prendere atto”.