Editoriali
L'odio su X è un problema. Renew contro Musk: “La libertà di parola non autorizza la disinformazione”
Se Instagram, Facebook e Youtube promettono impegni per limitare il contagio di fake news, non arriva nessun mea culpa dall'ex Twitter. Anzi, è lo stesso proprietario ad aizzare i follower alla sommossa
La violenza politica scoppiata nel Regno Unito dopo l’accoltellamento a Southport è fomentata online ha riaperto l’enorme dibattito sull’estremismo e la disinformazione sui social media. È online che è partita la disinformazione sulle origini islamiche dell’ attentatore, ed è sempre online che l’estrema destra britannica si è mobilitata per attaccare i centri per l’immigrazione e fabbricare molotov. Elon Musk sul suo social X ha aizzato l’odio, pubblicando teorie del complotto e fake news come quella secondo cui Starmer avrebbe deportato gli arrestati alle manifestazioni nelle isole Falkland. E proprio contro X giovedì i leader del gruppo liberale Renew si sono rivolti con una lettera alla Commissione europea chiedendo di adottare “ogni possibile azione immediata” per mettere fine alla continua diffusione di disinformazione sulla piattaforma, perché è preoccupante il ruolo di Musk “nel fomentare la violenza politica in Europa”. E dove non c'è etica, deve intervenire la legge, dicono i liberali: “il diritto alla libertà di parola non è un lasciapassare per la disinformazione”.
La prima indagine formale dell’Ue contro l’ex Twitter era stata aperta a dicembre 2023, a luglio ha formalmente accusato X di non aver rispettato la legge europea sui social media (Dsa) – a cui Musk ha risposto con ulteriore disinformazione su “un presunto accordo segreto e illegale”. Renew però chiede a Bruxelles di agire più velocemente, perché potrebbe essere già tardi. Piattaforme come Instagram, Facebook e YouTube si sono dimostrate più responsabili e hanno rivisto alcuni algoritmi dopo che l’Ue ha avviato indagini sulle loro società, X invece continua a ignorare la questione giustificandosi con strumenti poco efficaci come l’opzione “Community note” di fact-checking tra gli utenti. Sempre giovedì il think thank britannico Center for Countering Digital Hate ha individuato 50 fake news sulle elezioni americane pubblicate da Musk dall’inizio dell’anno: hanno generato quasi 1,2 miliardi di visualizzazioni, nemmeno una riportava la famosa “nota della comunità”.
I conservatori inglesi