Editoriali
Maduro è rimasto da solo
Lula si espone con parole durissime e Washington ribadisce: ha vinto Urrutia. Il nuovo capitolo di un'elezione dall'esito negato e repressa violentemente, verso cui si contrappone la comunità internazionale
Resta un margine di ambiguità in Lula, che dovendo ormai constatare come Maduro non consegni i verbali elettorali più volte richiesti perchè evidentemente non esistono, piuttosto che una linea dura prova a suggerire una ripetizione delle elezioni. Sotto garanzie internazionali, magari gestite da un governo di coalizione: una cosa in cui è riuscito effettivamente a mettere d’accordo governo e opposizione, nel senso che entrambi hanno detto di no. Quanto a Biden, su questo punto ha addirittura fatto un’ennesima gaffe: prima, in una breve dichiarazione alla stampa prima di salire sull’elicottero presidenziale del Marine One, alla domanda se sostenesse la richiesta di nuove elezioni in Venezuela ha risposto: “Sì”, senza offrire ulteriori dettagli. Ma poco dopo il Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha chiarito che il presidente aveva frainteso la domanda, e cioè se Maduro avesse torto. La posizione della Casa Bianca è stata quindi chiarita così: “Per la maggioranza del popolo venezuelano, per gli Stati Uniti e per un numero crescente di paesi, è chiarissimo che Edmundo González Urrutia ha ottenuto la maggioranza dei voti il 28 luglio”.
Ma adesso anche il presidente brasiliano Lula, pur rifiutando ancora di parlare di dittaura, ha descritto in termini durissimi il regime di Maduro: “Penso che il Venezuela abbia un regime autoritario e molto sgradevole”. Uno stacco fortissimo rispetto all’affermazione “Maduro è vittima di una narrazione” pronunciata da Lula all’inizio del suo ultimo mandato o anche al “sono spaventato” detto dal presidente brasiliano in campagna elettorale dopo che Maduro aveva promesso “un bagno di sangue” in caso di sua sconfitta. Insomma, il processo di isolamento del regime venezuelano dopo l’ultimo broglio elettorale è ormai quasi completo, anche relativamente a governi e leader di sinistra che in passato lo consideravano un ovvio partner. Il problema resta quello di definire questo processo in atti pratici, e tali da produrre effetti concreti.