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Verso un nuovo esecutivo

Macron esclude un governo mélenchoniano. Oggi si ricomincia

Mauro Zanon

Superata la "pausa" olimpionica, continuano le trattative per la costituzione del nuovo governo in Francia: la coalizione di sinistra accusa Macron di temporeggiare, mentre i sovranisti auspicano ad una unione delle destre. E la scelta definitiva si allontana

Parigi. Il Nuovo fronte popolare (Nfp), la coalizione delle sinistre socialista, ecologista, comunista e mélenchonista uscita dalle elezioni legislative di luglio con il più alto numero di deputati, tornerà all’Eliseo per un secondo giro di consultazioni solo ed esclusivamente per discutere delle “modalità di una coabitazione” con un governo diretto da Lucie Castets. In un comunicato pubblicato ieri pomeriggio, il fronte delle sinistre guidato dalla gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon ha lanciato un ultimatum a Emmanuel Macron, ponendo come condizione per continuare le negoziazioni la nomina a Matignon dell’economista di 37 anni e attuale direttrice delle finanze del comune di Parigi.

Ma entro sera il presidente aveva già risposto, escludendo un governo guidato dalla sinistra. “Da più di un mese Nfp, coalizione arrivata in testa alle elezioni legislative del 30 giugno e del 7 luglio, ha designato la propria candidata per costituire un governo. Da più di un mese, ci aspettiamo dal presidente della Repubblica che agisca da garante delle istituzioni traendo l’unica conclusione politica di uno scrutinio che lui stesso ha deciso di organizzare: la nomina di Lucie Castets come primo ministro”, si legge nel comunicato di Nfp:  “Scegliendo di mantenere in carica un governo dimissionario, rende ogni giorno più complesso il compito del futuro esecutivo, che dovrà risanare la situazione in cui sta lasciando il paese”, hanno aggiunto i firmatari.  

Sabato Mélenchon aveva chiesto ai leader del campo macronista e alla destra gollista se avrebbero censurato un governo guidato da Castets privo di esponenti della France insoumise nella squadra dei ministri: una linea rossa stabilita venerdì da Gabriel Attal, primo ministro dimissionario e neopatron dei deputati Ensemble pour la République, e da Laurent Wauquiez, capogruppo dei deputati gollisti (entrambi hanno minacciato una “mozione di censura” contro il governo in caso di presenza di mélenchonisti). Ieri Attal, in una lettera inviata ai deputati macronisti, ha scritto che la mossa di Mélenchon di proporre un governo Castets senza ministri della France insoumise è un “simulacro di apertura”. “Tenta un colpo di mano”, ha attaccato il primo ministro dimissionario: “Ciò che propone Mélenchon è togliere un nome dalla vetrina della boutique, ma non cambiare nulla di ciò che vi è all’interno. Non possiamo accettarlo. La censura (di un governo Nfp, ndr) sarebbe dunque inevitabile”. 

Ieri, all’Eliseo, è stato il turno di Marine Le Pen e Jordan Bardella, i due leader del Rassemblement national (Rn), e del loro alleato sovranista venuto dal gollismo, Éric Ciotti. Al termine dei colloqui, davanti ai giornalisti, Le Pen e Bardella hanno affermato che Rn censurerà qualsiasi esecutivo con etichetta Nfp, a prescindere dalla presenza o meno degli Insoumis. Anche perché, secondo Le Pen, “saranno comunque la France insoumise e Mélenchon a comandare”. La madrina del sovranismo francese ha spiegato inoltre di aver sottoposto a Macron alcune soluzioni per uscire dall’impasse istituzionale, “rivolgersi direttamente al popolo attraverso il referendum sui temi che suscitano maggiori inquietudini” e l’apertura di una “sessione straordinaria” all’Assemblea nazionale prima della nomina del prossimo capo dell’esecutivo. Ciotti, al termine del faccia a faccia con Macron, ha dichiarato che “l’unica alleanza possibile” per il bene del paese è “l’unione delle destre”, perché “tutti i partiti” di Nfp “difendono un progetto  pernicioso e minaccioso sul piano della sicurezza, dell’immigrazione, delle finanze pubbliche e nel quadro delle relazioni internazionali”. Ciotti ha anche sottolineato che “ci sarà probabilmente un secondo giro di consultazioni” prima della scelta definitiva. 


Oggi, all’Eliseo, Macron inizierà il secondo giro di consultazioni “con i responsabili dei partiti” ma anche con “personalità che si sono distinte per l’esperienza al servizio dello stato e della République”, secondo quanto dichiarato ieri sera dal presidente in un comunicato. Nello stesso documento, in nome della “stabilità istituzionale”, l’inquilino dell’Eliseo scarta l’ipotesi di un governo Nfp con gli Insoumis, e invita socialisti, ecologisti e comunisti a cooperare con le altre forze dello scacchiere politico per costruire un più ampio fronte repubblicano. L’ipotesi Lucie Castets sembra dunque esclusa.