Chung Pui-kuen e Patrick Lam di fronte al tribunale distrettuale di Wan Chai il 13 dicembre 2022 a Hong Kong (Vernon Yuen/Getty Images) 

editoriali

Il buio su Hong Kong

Redazione

Condannati per sedizione Chung Pui-kuen e Patrick Lam, due giornalisti pro democrazia della rivista Stand News. L’oppressione cinese

Nel 2002, Hong Kong era 18 esima nella classifica sulla libertà di stampa di Reporter senza frontiere; nel 2021 era 80 esima, adesso è 135 esima su 180 e ieri è arrivata anche la prima condanna di due giornalisti da quando l’ex colonia britannica è tornata sotto controllo cinese. Chung Pui-kuen e Patrick Lam, ex redattore capo ed ex redattore capo a interim della rivista Stand News, ora chiusa, che erano stati arrestati nel dicembre 2021 e si erano dichiarati non colpevoli dell’accusa di cospirazione per modificare e riprodurre pubblicazioni sediziose.

  

Stand News è stato uno degli ultimi media della città a criticare apertamente il governo nel contesto della repressione del dissenso seguita alle massicce proteste per la democrazia del 2019. Il sito web in lingua cinese aveva avuto un enorme seguito durante le proteste, prima di essere chiuso nel dicembre del 2021, pochi mesi dopo il quotidiano Apple Daily, il cui fondatore Jimmy Lai è pure incarcerato.

 

Chung e Lam sono stati accusati in base a una legge sulla sedizione dell’era coloniale che è stata sempre più utilizzata per schiacciare i dissidenti. Rischiano fino a due anni di carcere e una multa di cinquemila dollari di Hong Kong (circa 640 dollari) per la prima violazione. L’avvocato difensore Audrey Eu ha letto una dichiarazione di Lam, secondo cui i giornalisti di Stand News stavano cercando semplicemente di gestire un organo di stampa rispettando standard editoriali del tutto indipendenti. “L’unico modo che hanno i giornalisti per difendere la libertà di stampa è riferire”, ha spiegato citando Lam. Il giudice ha concesso ai due la cauzione, prima della sentenza del 26 settembre.

 

Durante la lettura del verdetto erano presenti anche funzionari di diversi consolati, tra cui quelli di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Unione Europea e Australia. L’Ue ha definito la condanna “un ulteriore segno della riduzione dello spazio per la libertà di stampa” a Hong Kong e ha invitato il governo cinese “a smettere di perseguitare i giornalisti”.