Editoriali
Prime intese sui vaccini a Gaza
La campagna contro la poliomielite è pronta. La sicurezza oltre la propaganda di Hamas
All’inizio di questa settimana, secondo le dichiarazioni del Cogat, Israele ha consegnato nella Striscia di Gaza, attraverso il valico meridionale di Kerem Shalom, 25.100 finale di vaccino contro la poliomielite e basteranno, sempre secondo l’agenzia israeliana di coordinamento civile per i territori palestinesi, per vaccinare 1.255.000 persone. Le Nazioni Unite hanno sollecitato una campagna di vaccinazione dopo il primo caso di polio registrato in venticinque anni, ma la Striscia è una zona in guerra e quindi per poter vaccinare bisogna organizzare delle zone sicure.
Non ci sono ancora dichiarazioni ufficiali da parte dell’esercito israeliano, ma le Nazioni Unite dovrebbero iniziare a vaccinare circa 640 mila bambini da domenica primo settembre e le pause umanitarie dovrebbero essere assicurate in alcune aeree per poter permettere ai medici di lavorare anche in una zona di guerra e per non ledere la popolazione. Ci saranno delle aree designate dentro alla Striscia, in cui non ci saranno combattimenti. Sulle modalità di un accordo, sugli attori in campo, finora ci sono state più smentite che conferme. L’iniziativa è arrivata dal segretario di stato americano Antony Blinken e Israele si assume le responsabilità per fare in modo che le aree di vaccinazione saranno al di fuori dei combattimenti.
Poi c’è sempre l’incognita Hamas, che potrebbe utilizzare queste aree per spostarsi, mettendo in pericolo la popolazione e il personale sanitario. Se davvero da domenica si riuscirà a mettere in pratica questa campagna di vaccinazione in una Gaza distrutta e con una situazione umanitaria grave con i terroristi che ne approfittano per riorganizzarsi e i soldati all’erta, non vorrà dire che il margine per un accordo più vasto aumenta: per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco gli Stati Uniti rimangono ancora molto fiduciosi, tutti gli altri attorno perdono la speranza, Israele ha chiesto di risolvere la questione dei corridoi – uno al confine con l’Egitto l’altro nel mezzo della Striscia – Hamas continua a rilanciare lunghe catene di “no”.