Editoriali
La differenza tra chi agisce e chi parla lungo il Filadelfi, la strada tra Egitto e Striscia di Gaza
Tsahal potrebbe ritirarsi dal corridoio e distanze tra Bibi, i soldati e il Mossad si fanno sempre più grandi
Mentre il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si presentava in conferenza stampa con una mappa molto grande di Israele per dimostrare che le insidie presentate dal corridoio Filadelfi, la strada che divide l’Egitto dalla Striscia di Gaza, non sono scomparse, i vertici militari tenevano una riunione separata e il capo del Mossad David Barnea volava a Doha. I messaggi che il primo ministro, i militari e il capo delle spie portavano erano molto diversi: Netanyahu sosteneva che Tsahal non può ritirarsi dal corridoio Filadelfi a meno che non si voglia permettere a Hamas di rianimarsi; i militari valutavano che è possibile tenere sotto controllo il corridoio anche senza una presenza stabile dei soldati israeliani sul campo e Barnea diceva ai mediatori americani qatarini ed egiziani che Tsahal è pronto a lasciare Filadelfi durante la seconda fase di un eventuale accordo con Hamas. Nonostante l’intelligence e i militari stessero lavorando su altro, il premier si è presentato comunque in conferenza stampa per dire che dal corridoio non si sarebbe ritirato: troppo rischioso.
È stato il quotidiano Haaretz a raccontare come si muovono dietro le quinte i negoziati e l’ufficio del primo ministro non ha smentito. Attraverso i tunnel che sotto al corridoio Filadelfi collegano la Striscia con la penisola egiziana del Sinai, Hamas è riuscito ad aumentare il suo arsenale e a rifornirsi fino a quando Tsahal non ha iniziato la sua operazione di terra nel sud della Striscia. Il corridoio va tenuto sotto controllo, ma non è stato l’unico canale di rifornimento per i terroristi. La crisi tra le istituzioni israeliane è ormai profonda, militari e intelligence si muovono per altri canali e in pochi credono a Netanyahu, nonostante le sue considerazioni abbiano del fondamento. Per guarire la società israeliana da un dolore profondo come quello del 7 ottobre, servirà anche una pace rinnovata tra le istituzioni. Il groviglio Filadelfi ha dimostrato tutta la distanza tra chi parla e chi fa i fatti.
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