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Editoriali

La normalizzazione dei rapporti tra Al Sisi ed Erdogan è la fine di un tabù

Redazione

Il presidente dell'Egitto e quello della Turchia risanano i rapporti ad Ankara dopo anni di frizioni: la guerra a Gaza ha facilitato quella che sembra una naturale convergenza diplomatica che è frutto di un lavoro iniziato dal 2020. Così l'islam politico non è più un problema

La stretta di mano che ieri si sono scambiati ad Ankara il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e quello turco Recep Tayyip Erdogan conferma che il medio oriente vive un stravolgimento difficile da pronosticare fino a pochi anni fa. Era il 2019 quando Erdogan tuonò che “Sisi è un tiranno!”, e lo fece all’indomani della morte in carcere di Mohammed Morsi, l’ex presidente che aveva preso il potere in Egitto dopo la Primavera araba sotto le insegne dei Fratelli musulmani, sponsorizzati dalla Turchia. Ma gradualmente l’isolamento internazionale e la crisi economica turca hanno portato Erdogan a rivedere le sue posizioni oltranziste sull’islam politico.
 

La guerra a Gaza ha facilitato quella che oggi sembra una naturale convergenza diplomatica fra Egitto e Turchia, ma in realtà l’incontro di ieri è il culmine di un percorso partito da lontano, almeno dal 2020, cioè da quando Ankara ha cominciato a studiare una inversione a U, ricomponendo i pezzi delle relazioni diplomatiche con i suoi storici nemici, in particolare con Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. E poi con l’Egitto. Erdogan ha voltato le spalle alla Fratellanza, per esempio togliendo la cittadinanza turcaal suo leader, Mahmoud Hussein. Oggi, la Turchia non è più terra franca per il movimento islamista e questo, per Sisi, è un ottimo biglietto da visita. Poi ci sono i soldi, ed entrambi ne hanno necessità. Ieri, i due leader hanno discusso di come esportare gas liquefatto da Alessandria a Mersin per fare della Turchia un hub energetico dell’Europa.
 

Si è discusso di armi, di droni, la punta di diamante dell’industria bellica turca a cui l’Egitto è interessato. Poi sia Sisi sia Erdogan continuano ad ammiccare a Putin – ieri la Turchia ha ufficializzato la sua candidatura per entrare nei Brics. E sul dossier libico, entrambi hanno auspicato una soluzione pacifica della contesa per la Banca centrale. Erdogan ha grande influenza su ciò che accadrà in Libia, avendo un contingente militare nutrito e dando protezione al direttore dell’istituto messo in fuga da alcune milizie. La stretta di mano fra Sisi ed Erdogan, insomma, spezza gli ultimi tabù lasciati in eredità dalle primavere arabe.

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