Foto Ansa

Editoriali

No caro Papa, la Cina non è un esempio

Redazione

Francesco esalta il “modello di dialogo”. Chieda a Hong Kong o agli uiguri se questa vena dialogante è così presente nel quotidiano agire della politica cinese

Alla lunga serie di domande poste al Papa durante la consueta conferenza stampa in aereo di ritorno dal viaggio in estremo oriente, sarebbe stato opportuno aggiungerne un’altra: Santità, ma qual è la differenza fra il Venezuela e la Cina? Interrogativo necessario dopo che Francesco ha liquidato la questione venezuelana con un semplice “no non ho seguito la situazione” e “non riesco a dare un’opinione politica perché non conosco i dettagli”, pur avendo chiarito che “le dittature non servono e finiscono male, prima o dopo”. Sul regime di Pechino, rispondendo a una domanda dell’entusiasta redattrice della testata cinese Tianou Zhiku, Stefania Falasca, Francesco ha detto che “la Cina per me è una ilusión (un desiderio), nel senso che io vorrei visitare la Cina, perché è un grande paese; io ammiro la Cina, rispetto la Cina. È un paese con una cultura millenaria, una capacità di dialogo, di capirsi tra loro che va oltre i diversi sistemi di governo che ha avuto. Credo che la Cina sia una promessa e una speranza per la Chiesa”.

Fin qui, niente di nuovo: la posizione papale sull’argomento è nota da tempo. Il problema è che, mentre non si risparmiano definizioni tranchant sui candidati alle presidenziali americane (“Quello che butta via i migranti” e “quello che uccide i bambini”) e si evita ogni commento sull’operato di Nicolás Maduro, sulla Cina si spande incenso. Davvero il Papa pensa che Pechino sia l’esempio di una “capacità di dialogo” che favorisce il “capirsi tra loro”? Perché non chiede lumi, ad esempio, al cardinale vescovo di Hong Kong, mons. Stephen Chow, domandandogli se questa vena dialogante è così presente nel quotidiano agire della politica cinese. O magari agli uiguri, popolo che il Papa nel 2020 definì “perseguitato”, prima di essere messo in riga pubblicamente da un funzionario di second’ordine del regime di Pechino. Forse, tutto questo dialogo è più una speranza che una solida realtà.

Di più su questi argomenti: