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Pieni poteri a Ursula: ecco gli equilibri della nuova Commissione europea
La nuova squadra dell'esecutivo comunitario presentata da von der Leyen mostra le sue vere intenzioni: mantenere il controllo sul governo di Bruxelles. Tra i nomi non ci sono personalità forti (salvo rare eccezioni)
Bruxelles. Ursula von der Leyen non smette di sorprendere. Dopo la cacciata di Thierry Breton con un ricatto nei confronti della Francia, la presidente della Commissione oggi ha presentato una nuova squadra che mostra le sue vere intenzioni: mantenere i pieni poteri sull'esecutivo comunitario nelle mani della stessa von der Leyen. Sei vicepresidenti esecutivi (compreso l'Italiano Raffaele Fitto, ma ultimo in ordine gerarchico), venti commissari semplici (con portafogli a volte più importanti dei vicepresidenti), senza una vera catena di comando e con competenze che si sovrappongono: alla fine sarà sempre la presidente della Commissione a prendere le decisioni, affiancata dalla sua squadra ristretta di consiglieri. Prosperità, sicurezza e democrazie sono le priorità ufficiali delineate nelle linee guida. I sei temi chiave sono la competitività (comprese decarbonizzazione e digitalizzazione), l'innovazione e gli investimenti, la coesione europea, il sostegno ai cittadini, le competenze e il modello sociale europeo, e il ruolo dell'Ue nel mondo. Con rare eccezioni, la nuova Commissione non avrà personalità forti. Tutti i poteri a Ursula.
Le scelte di von der Leyen per i sei vicepresidenti esecutivi sono in parte una conferma, in parte una sorpresa. La socialista spagnola Teresa Ribera sarà la vera “numero due”, con la competenza sulla transizione climatica e il portafoglio della Concorrenza (il più importante della Commissione). È un po' più di quel che aveva chiesto all'inizio la Spagna. La finlandese Henna Virkkunen, del Ppe, è la numero tre e si occuperà di sovranità tecnologica, sicurezza e demografia (compreso il portafoglio sul digitale). È molto più di quanto chiesto dalla Finlandia, e un premio per aver presentato una donna. Il francese Stéphane Séjourné appartiene ai liberali di Renew e avrà la competenza sulla prosperità e l'industria strategica (compreso il mercato interno). Il portafoglio è meno esteso di quello di Breton (che era un semplice commissario e aveva la Difesa), ma Séjourné potrà intervenire sugli Affari economici e monetari. L'ex premier estone, la liberale Kaja Kallas, è vicepresidente di diritto in quanto Alto rappresentante. Un'altra sorpresa è la nomina a vicepresidente esecutiva della socialista rumena Rozana Minzatu, che si occuperà degli Affari sociali e delle competenze. Il governo di Bucarest è stato ricompensato per aver cambiato un candidato con una candidata. Infine Raffaele Fitto, come previsto, sarà vicepresidente responsabile della Coesione e delle Riforme. Ma von der Leyen ha tenuto a precisare che il portafoglio “è lo stesso, Coesione e Riforme, del mandato attuale”. Fitto non avrà la responsabilità della Task Force responsabile del Pnrr, che resta sotto la direzione di von der Leyen. Sul Pnrr Fitto dovrà condividere il lavoro con Valdis Dombrovkis.
Anche il resto del collegio è indicativo delle intenzioni di von der Leyen. Ci sono diverse sorprese sull'attribuzione dei portafogli. Ma la presidente della Commissione ha premiato con le deleghe più pesanti i suoi alleati e ha lasciato al suo Ppe le politiche strategiche. Von der Leyen ha affidato a due commissari fidati, lo slovacco Maros Sefcovic e il lettone Valdis Dombrovskis, i portafogli chiave del Commercio e degli Affari economici e monetari. Il Ppe conserva il controllo della politica climatica con l'olandese Wopke Hoekstra, ereditato da Frans Timmermans. La Polonia ha ottenuto ciò che voleva con Piotr Serafin responsabile del Bilancio e della preparazione del prossimo quadro finanziario dell'Ue. Il Ppe avrà il controllo anche di agricoltura (il lussemburghese Christophe Hansen), trasporti (il greco Apostolos Tzitzikostas) e della ricerca (la bulgara Ekaterina Zaharieva). Una vicepresidente uscente praticamente sconosciuta, la croata Dubravka Suica, sarà commissaria al Mediterraneo, sempre del Ppe. Una sorpresa è l'attribuzione degli Affari interni e delle migrazioni all'ex ministro delle Finanze austriaco, Magnus Brunner, anche lui del Ppe. La Difesa è andata all'ex premier lituano Andrius Kubilius, un altro Ppe. Un'altra sorpresa è il ceco Jozef Síkela – personalità forte e un amico di Breton – che aspirava all'Energia, all'Industria o al Commercio, e invece dovrà occuparsi di politica di sviluppo. L'irlandese Michael McGrath, che sperava in un portafoglio economico, sarà commissario alla Giustizia e allo stato diritto. “Non abbiamo 20 portafogli economici forti”, si è giustificata von der Leyen. L'ungherese Oliver Varhelyi, il commissario di Viktor Orban che nel precedente mandato aveva l'Allargamento, è stato declassato alla salute e al benessere animale.
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