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Editoriali

Auto vs cognac: la crisi Cina-Ue e il rischio di una guerra commerciale

Redazione

Pechino risponde ai dazi sulle auto elettriche cinesi con una stretta sul brandy. Sono i primi colpi di una sfida a cui per la prima volta Bruxelles reagisce a testa alta

Da venerdì la Cina obbligherà gli importatori di brandy dall’Unione europea a consegnare alle dogane cinesi quello che il ministero del Commercio di Pechino chiama “deposito cauzionale”, cioè il 38-39 per cento dei prodotti che varcano il confine. E’ il risultato di un’indagine antidumping sui liquori d’importazione dall’Unione europea che Pechino aveva annunciato a gennaio, evidentemente come risposta alla stessa indagine della Commissione europea sull’import di auto elettriche dalla Cina. Il bersaglio delle “misure antidumping temporanee” introdotte dalla Cina è soprattutto la Francia, che nel 2023 ha occupato il 99 per cento delle importazioni di brandy nel gigante asiatico, con un volume d’affari di 1,7 miliardi di dollari, per non parlare della variante più pregiata ed esclusiva del liquore, il cognac. Adesso, con l’aumento dei prezzi, i produttori francesi si aspettano un crollo delle vendite e promettono battaglia al governo di Parigi.

Secondo diversi osservatori questo è l’inizio della guerra commerciale tra Ue e Cina, dopo che la Commissione ha dimostrato i pesanti sovvenzionamenti ricevuti dalle aziende produttrici di auto cinesi che hanno portato, la scorsa settimana, al voto per l’approvazione di dazi riequilibratori del mercato. Dazi europei approvati anche con il voto favorevole di Italia e Francia, quest’ultima in particolare che era stata fra i principali promotori dell’indagine di Bruxelles. Ma l’Ue ha già fatto sapere di avere intenzione di proteggere il suo mercato: in un comunicato la Commissione europea ha annunciato ieri che contesterà i dazi cinesi sul brandy all’Organizzazione mondiale del commercio, e ha detto di avere a disposizione “strumenti per affrontare gli impatti negativi sui produttori dell’Ue derivanti da situazioni di perturbazione del mercato”. E’ la prima volta che l’Ue non piega la testa davanti al bullismo economico cinese, e potrebbe essere una buona notizia, ma occhio: bisognerà capire fin dove vorranno spingersi Pechino e Bruxelles per proteggere la sicurezza economica derogando alle regole di mercato.