Editoriali
La Francia delle tasse. Barnier presenta la sua legge di bilancio
L'obiettivo di trovare 2 miliardi di entrate extra spinge il premier francese introduce nuove imposte ai redditi alti e 40 miliardi di tagli alla spesa. Occhi puntati anche alle imprese, il cui sforzo però dovrebbe essere temporaneo
Ieri, al Consiglio dei ministri, il primo ministro francese, Michel Barnier, ha presentato l’attesa legge di Bilancio, 60 miliardi, di cui 40 di tagli alla spesa e 20 di nuove tasse. E tra le ricette proposte, una parte consistente è destinata all’aumento delle imposte per i nuclei famigliari più agiati e le grandi aziende. Le 65 mila famiglie il cui reddito annuale supera i 500 mila euro saranno soggette a un’aliquota minima, calcolata sul reddito fiscale di riferimento, del 20 per cento, sotto la quale non si potrà scendere. In altre parole, non potranno più avvalersi delle cosiddette “nicchie fiscali” – deroghe tributarie ad hoc per facilitare ad esempio gli investimenti in certi settori – per ritrovarsi al di sotto del livello predefinito di tassazione. L’obiettivo di Barnier è quello di ottenere 2 miliardi da queste entrate aggiuntive. Per quanto riguarda le imprese, saranno implicate nel contributo eccezionale annunciato dal premier le 300 che vantano un fatturato superiore a 1 miliardo di euro. Ci saranno due livelli di imposizione: il primo per le aziende il cui fatturato è compreso tra 1 e 3 miliardi di euro, il secondo per quelle che superano la soglia dei 3 miliardi. Il loro sforzo, come ha promesso Barnier per non spaventare il mondo imprenditoriale, sarà “di una durata massima di due anni”, e garantirà più di 8 miliardi di euro. Prima ancora di essere ufficializzato, tuttavia, l’aumento della pressione fiscale a carico delle grandi fortune aveva già suscitato i mugugni della stessa maggioranza che sostiene Barnier, e soprattutto di Gabriel Attal, attuale capogruppo dei macronisti (Ensemble pour la République) all’Assemblea nazionale. “Aumentare le tasse alle nostre imprese può indebolirne molte”, aveva dichiarato Attal. Mercoledì, durante un punto stampa, l’ex premier ha ribadito il suo timore per le “troppe tasse” del Barnier I, un governo già sotto osservazione.