editoriali
Il sostegno dell'Ue all'Ucraina non è un ottimo esempio per Moldavia e Georgia
L’Unione europea promette aiuti finanziari e un futuro radioso. Ma è disposta a fare “tutto quanto necessario” per difendere la Moldavia da una potenziale aggressione armata della Russia?
Il Parlamento europeo ieri ha approvato un nuovo programma di assistenza macrofinanziaria fino a 35 miliardi di euro per l’Ucraina per mantenere la promessa fatta dal G7 a giugno di un prestito di 50 miliardi di dollari. Se Donald Trump entrerà alla Casa Bianca, almeno nell’immediato, Kyiv non resterà senza risorse. L’Ue dice che resterà al fianco dell’Ucraina “tutto il tempo necessario”, ma è lungi dal fare “tutto quanto è necessario” per costringere Vladimir Putin a sedersi al tavolo per negoziare una pace giusta per l’Ucraina. Tra restrizioni all’uso di armi e promesse mancate sulle forniture, la strategia rimane quella di far sopravvivere l’Ucraina, non di farla vincere.
E’ questa la lente attraverso cui l’Ue dovrebbe guardare ai risultati del referendum e delle elezioni presidenziali in Moldavia. La vittoria risicata dei “sì” a inserire l’adesione all’Ue in Costituzione è stata garantita dalla diaspora. La maggioranza dei moldavi che risiede del paese ha votato “no”. La rielezione della presidente filo occidentale Maia Sandu al secondo turno del 3 novembre non è assicurata. Il problema non è solo il “gioco sporco” di Putin, con le centinaia di migliaia di voti comprati e le campagne di influenza e disinformazione. L’Ue promette aiuti finanziari e un futuro radioso. Ma è disposta a fare “tutto quanto necessario” per difendere la Moldavia da una potenziale aggressione armata della Russia? E la Georgia che andrà alle urne sabato? Visto l’esempio dell’Ucraina, è difficile rimproverare ai moldavi di non fidarsi della volontà politica e delle capacità militari degli europei. O gli elettori georgiani che, nonostante le chiare aspirazioni europee, sono tentati dal partito di governo filorusso Sogno georgiano.
La concessione dello status di paese candidato, le parole di incoraggiamento o i prestiti non servono di fronte ai carri armati di Putin, se mancano le armi e la determinazione a difendere chi aspira a essere parte della famiglia delle democrazie europee.