Editoriali
Blinken deve stare attento alle paci frettolose
Il segretario di stato americano è in medio oriente per portare una tregua tra Israele, Hamas e Hezbollah, ma il più grande fattore di destabilizzazione dell’area che non ha abbandonato l’idea di eliminare lo stato ebraico è l'Iran
Il segretario di stato americano, Antony Blinken, è impegnato in un nuovo viaggio in medio oriente, l’undicesimo dal 7 ottobre, nel tentativo di portare a una tregua che permetta il ritorno degli ostaggi israeliani che sono ancora nella Striscia di Gaza, un cessate il fuoco da cui possa ripartire la ricostruzione dopo la guerra contro Hamas e una tregua a nord, tra Israele e Hezbollah. Blinken ieri ha lasciato Israele, dopo aver dovuto interrompere la sua colazione per un attacco del gruppo armato libanese, e ha proseguito verso l’Arabia Saudita per parlare di normalizzazione dei rapporti con Gerusalemme. Blinken è speranzoso, anche gli israeliani lo sono, in effetti non c’è mai stata una possibilità tanto grande di cambiare tutto, di stabilire la pace, come ora. L’eliminazione di Yahya Sinwar e di Hassan Nasrallah hanno messo i due gruppi, Hamas e Hezbollah, nella condizione di valutare la loro debolezza, le guerre vanno avanti, ma senza leadership.
Tanto a Gaza quanto in Libano è questo il momento della pace, ma gli Stati Uniti e Israele non possono andare di fretta perché se davvero questa è la possibilità di rifare il medio oriente bisogna tenere conto del più grande attore di destabilizzazione dell’area che non ha abbandonato l’idea di eliminare lo stato ebraico: l’Iran. Teheran ha armato Hezbollah per colpire Israele e Sinwar gli aveva offerto una sponda anche a Gaza. Per rendere la Repubblica islamica non più in grado di mettere in atto un piano contro Israele serve un’alleanza ampia, una regia duratura che non consenta l’eterno ritorno della guerra. La tentazione in medio oriente come in tutte le guerre è spesso quella di adottare una soluzione rapida, pur di non sentire più il rumore dei combattimenti, ma la pace è una struttura che ha bisogno di cura e di tempo e quindi di andare alla causa dei problemi, che in questo caso è l’Iran, che ha già lanciato due attacchi diretti contro Israele.