Editoriali
Pechino è green? Chiedetelo ai krill
Una riunione sull’Antartide svela il bluff della Cina attenta all’ambiente: il veto di Pechino e Mosca sulle proposte presentate dà conto di quanto il loro interesse per la cooperazione globale costruttiva sia pari a zero, dando priorità allo sfruttamento delle risorse marine
Ecologia, protezione dell’ambiente e lotta contro i cambiamenti climatici sono alcune delle espressioni chiave che di recente hanno riempito la propaganda internazionale della Repubblica popolare cinese – rilanciate spesso dall’intero fronte dei suoi sostenitori occidentali, che accusano invece l’occidente di fare poco e niente sui temi green. Ma al di là della contraddizione evidente – la Cina è il primo paese al mondo per le emissioni di gas serra – dall’Antartide arriva una notizia esplicativa di ciò che la leadership di Pechino e il suo alleato russo rappresentano per certi temi. La scorsa settimana a Hobart, capitale della Tasmania, in Australia, si è riunita l’annuale Commissione per la conservazione delle risorse marine viventi dell'Antartide (dal complicato acronimo Ccamlr), piattaforma composta da 26 paesi interessati alla protezione del sistema naturale dell’Antartide, tra cui, tra gli altri, l’Italia la Francia e la Germania, l’Unione europea, gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Tra le proposte fatte quest’anno c’era l’istituzione di nuove aree marine protette e la revisione delle regole per la pesca del krill, piccolo crostaceo di cui si nutrono balene e squali fondamentale per l’ecosistema, che viene pescato perché in alcune regioni del mondo si vende per il consumo umano. Nessuna delle proposte è passata, però, a causa del veto di Cina e Russia. Il ministro dell'Agricoltura tedesco, Cem Özdemir, ha detto all’Ap che “l’interesse della Russia alla cooperazione globale costruttiva è pari a zero e purtroppo anche la Cina dà priorità allo sfruttamento a breve termine delle risorse marine rispetto alla loro conservazione a lungo termine”. Testimoni hanno parlato di un atteggiamento ostruzionistico da parte di Pechino e Mosca, che hanno tutto l’interesse a imporre la loro influenza anche in Antartide senza essere vincolati dalle regole del vivere comune – men che meno dalla protezione dei krill. E’ l’ennesima piattaforma di dialogo internazionale affossata dai due paesi dell’amicizia senza limiti. Gli ambientalisti anti occidente dovrebbero ricordarselo.