Amos Hochstein (LaPresse)

Editoriali

Prima l'accordo con il Libano poi quello a Gaza: la missione di Amos Hochstein

Redazione

A pochi giorni dalle elezioni americane, l'inviato speciale degli Stati Uniti ha promosso e presentato una tregua tra Beirut, Israele e Gaza. Ma prima di ogni cosa Naim Qassem pretende che Benjamin Netanyahu fermi l'attacco nella Striscia

Hezbollah, come ogni giorno, ha lanciato un attacco contro Israele, in direzione del nord e del centro del paese, causando la morte di 7 persone tra Metulla e il nord di Haifa. Il gruppo libanese ha colpito mentre si diffondevano le voci e le bozze di un possibile accordo con Israele promosso dall’inviato speciale degli Stati Uniti Amos Hochstein e presentato sia a Beirut sia al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. L’accordo è serio, si pone l’obiettivo di garantire il disarmo di Hezbollah nella parte del Libano a sud del fiume Leonte, dando maggior potere all’esercito libanese anche grazie a una forma meno ambigua  di sostegno internazionale e permettendo a Tsahal di intervenire. In Israele il piano è stato accolto in modo positivo, in Libano l’idea di una tregua è stata vista come una possibilità concreta. Il nuovo leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha detto che il gruppo smetterà di fare guerra contro Israele quando Israele accetterà un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Qassem è debole, parla prendendo appunti da Teheran, non è un esperto di guerra e nei discorsi appare spaesato. Interpreta questo momento di confusione del gruppo proprio mentre sembra che stia avvenendo l’esatto contrario di quanto prospettato da Qassem: forse sarà un accordo in Libano ad aprire la strada a un accordo a Gaza e non il contrario. A pochi giorni dalle elezioni negli Stati Uniti, la Casa Bianca fa pressioni per un cambiamento in medio oriente e nonostante i colloqui con i mediatori tra Israele e Hamas vadano avanti, Washington guarda sempre di più al Libano per dimostrare che qualcosa può cambiare  e dopo un anno di guerra almeno un fronte può placarsi. In Libano gli Stati Uniti possono contare su vari interlocutori, che vogliono arginare il potere di Hezbollah, il partito-esercito che ha devastato il paese. Con Hamas la soluzione è diversa, l’unico interlocutore è il Qatar che offre protezione a vari leader.