Editoriali
Yassine Belatter, "il fratello musulmano" di Macron
Nella delegazione che ha accompagnato il presidente francese in Marocco, c'è anche il comico habitué delle provocazioni antisemite che è stato membro del Conseil présidentiel des villes che orienta il governo sulle politiche urbane e la lotta contro le discriminazioni
"Yassine Belattar “è un uomo pericoloso. Più pericoloso di Dieudonné. Incarna l’odio e difende idee arcaiche, nocive e antisemite”. Basterebbero queste parole di Hassan Chalghoumi, imam di Drancy e grande voce del dialogo interreligioso in Francia, per capire quanto sia grave l’errore del presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, che nella delegazione che lo ha accompagnato in viaggio in Marocco, ha voluto anche questo personaggio dal curriculum sulfureo, habitué delle provocazioni antisemite e maestro di taqiyya, l’arte della dissimulazione islamista. 42 anni, doppio passaporto francese e marocchino, di professione comico, Belattar si è fatto un nome come animatore radio, ma soprattutto come agit-prop dell’islam politico. Amico dell’islamologo svizzero Tariq Ramadan, nel 2019, ha partecipato a una manifestazione del Collectif contre l’islamophobie en France (oggi dissolto per estremismo), durante la quale, a pochi metri dal Bataclan, teatro della strage jihadista del 13 novembre 2015, ha urlato “Allah Akbar” assieme agli altri militanti.
“E’ il fratello musulmano di Macron”, dicono di lui, perché non è la prima volta che l’inquilino dell’Eliseo vuole al suo fianco Belattar. Da marzo 2018 a ottobre 2019, è stato membro del Conseil présidentiel des villes, la cui missione è orientare il governo sulle politiche urbane e la lotta contro le discriminazioni. Nel novembre 2023, pochi giorni prima della grande marcia contro l’antisemitismo a Parigi, in solidarietà con le vittime dei massacri di Hamas, Belattar era stato ricevuto all’Eliseo da Macron, e secondo alcune voci avrebbe convinto il presidente a non partecipare al corteo in ragione della presenza del Rassemblement national. Fu un errore. E lo è altrettanto aver invitato Belattar in Marocco. La lotta contro l’antisemitismo passa anche dall’allontanamento di questi individui infrequentabili.