editoriali
La finanziaria di Starmer tassa-e-spendi raccoglie critiche, dubbi e paure
La manovra non sta piacendo ai mercati e neanche ai cittadini. Le promesse elettorali si sono trasformate in 40 miliardi di tasse e in una spesa enorme finanziata anche con 30 miliardi di indebitamento in più
La sindrome di stress post traumatico ti fa vedere cose che non esistono, come un incubo di finanziaria tipo quella di Liz Truss. Sono passati due anni e i mercati non sono ciechi, eppure il budget di Rachel Reeves, totalmente opposto a quello della meteorica leader dei Tory, a due giorni dall’annuncio fatica a essere digerito: mercoledì la reazione è stata nera, giovedì il rendimento dei bond decennali è salito a 4,53 per cento, vicino al 4,63 del minibudget 2022, la sterlina si è indebolita, il Ftse100 ha sofferto. Poi la situazione si è stabilizzata, ma il Regno Unito sembra avviato ad avere un premio sul rischio sui suoi titoli. La manovra, che il governo aveva in parte anticipato forse per mitigare l’atterraggio sui mercati, non sta piacendo neanche ai cittadini, le promesse elettorali si sono trasformate in 40 miliardi di tasse e in una spesa enorme finanziata anche con 30 miliardi di indebitamento in più, che però non comparirà sul debito generale grazie a un trucchetto che sta contribuendo allo scetticismo.
Una manovra un po’ vecchia scuola, le riforme le annunceranno un’altra volta, ma senso di novità ce n’è poco. “La pietra tombale del thatcherismo”, l’ha definita Martin Wolf su Financial Times: mai così tanto stato dal dopoguerra a oggi. Ne beneficia il servizio sanitario, che però rimane insostenibile tanto quanto prima, con una popolazione che invecchia e il bisogno di risorse in aumento continuo.
La valutazione dell’impatto di tante misure non è chiara – i milionari non dom scapperanno insieme alle loro tasse come temuto? Ma anche su chi ha una fattoria le successioni peseranno – e il rischio che il governo debba tornare sul mercato obbligazionario in primavera spaventa. Siamo già a 300 miliardi di sterline di indebitamento, anche le agenzie di rating hanno notato che questo è “un peso in più” verso un risanamento dei conti già difficile. E la crescita? Resterà debole, fino a quando tutto questo dolore non inizierà a essere utile.
L'editoriale dell'elefantino