Editoriali
La partita di Bruxelles a est tra Georgia e Moldavia
Riconteggi, ballottaggi e la bandiera dell’Ue strattonata. Bruxelles cerca una via di mezzo tra sicurezza e trasparenza per i futuri stati membri
Secondo il centro di ricerca HarrisX, che si occupa di analisi dei dati anche in ambito elettorale, il rapporto tra i risultati degli exit poll in Georgia e le percentuali diffuse dalla Commissione elettorale che collocano il partito di governo Sogno georgiano al 53,96 per cento è statisticamente impossibile. L’imbroglio, secondo molti centri di ricerca, c’è stato, lo dicono i numeri, ora servono però le prove tangibili. Gli alleati occidentali dell’opposizione stanno aspettando qualcosa di pratico per potersi esprimere sul risultato elettorale e andare oltre le solite formule di preoccupazione, nel frattempo l’opposizione ha chiesto ai cittadini di manifestare ancora una volta lunedì prossimo, promettendo di svelare, finalmente, come intende agire. L’Ue attende, difficile non fidarsi del fatto che i georgiani vogliano con tutte le intenzioni diventare cittadini europei, ma non può lasciare che questo avvenga dopo brogli conclamati e con un partito pronto a seguire la strada ungherese contro lo stato di diritto e il posizionamento internazionale di Bruxelles. Domenica tornerà al voto anche la Moldavia per scegliere da quale presidente intende farsi guidare: al ballottaggio sono stati ammessi l’attuale capo dello stato Maia Sandu e Alexander Stoianoglu, leader di un partito vicino a Mosca e che nelle ultime dichiarazioni ha detto che non ha intenzione di distrarre Chisinau dal suo cammino europeo. L’Ue si porta molto in campagna elettorale, Bruxelles però si trova davanti a situazioni difficili da gestire, soprattutto in Moldavia, dove il referendum sull’ingresso in Ue è finito con un vantaggio piccolo degli europeisti. La situazione in Georgia è diversa, ma nei due contesti si parla di brogli, le due presidenti hanno denunciato interferenze di Mosca e dell’attivismo del Cremlino in Moldavia hanno parlato anche le intelligence straniere. La partita europea a est si fa sempre più seria, Bruxelles ha bisogno di una linea decisa, di dare sicurezza e nello stesso tempo deve esigere trasparenza per chi vuole entrare: altri Orbán a Bruxelles non sono ammessi.