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Editoriali

L'algerino Sansal accusato di “attentato allo stato”. Rischia l'ergastolo

Redazione

Lo scrittore è stato interrogato dalla procura antiterrorismo di Algeri: è considerato il rappresentante della "Francia macronito-sionista" e di "minare l’integrità e l’unità nazionale"

Da due settimane un grande scrittore è in prigione. Non una prigione qualsiasi. Una galera algerina, tagliato fuori dal resto del mondo. A valergli il soprannome di “Orwell algerino” è stato il romanzo “2084”, in cui Boualem Sansal immagina un mondo distopico governato da una dittatura islamista. Autoprofezia, considerando quello che gli è appena successo. Oggi Sansal è stato interrogato dalla procura antiterrorismo di Algeri e messo sotto mandato d’arresto ai sensi dell’articolo 87 bis del codice penale algerino che punisce ogni “attacco alla sicurezza dello stato”. Sansal sarà perseguito con diverse accuse, tra cui “minare l’integrità e l’unità nazionale e le istituzioni statali”.

 

Rischia la condanna all’ergastolo. Il famoso scrittore è stato arrestato a Dar El Beida, a est di Algeri, subito dopo avere lasciato l’aeroporto in arrivo da Parigi. Agenti dei servizi algerini lo hanno fatto scendere dall’auto e preso in custodia. Emmanuel Macron si dice “molto preoccupato” e ora la diplomazia francese è chiamata in causa per liberare Sansal, che era pronto a trasferirsi a Parigi e che aveva appena preso la cittadinanza francese. L’agenzia di stampa pubblica algerina, in un articolo al vetriolo, accusa Sansal di essere il rappresentante della “Francia macronito-sionista”. “Sono su tutte le liste nere”. Così Sansal raccontava di essere nel mirino del regime di Algeri e degli islamisti in Francia. E l’arresto gli fa assumere l’aspetto del “Solzhenitsyn islamico”, di immensa lucidità e coraggio. Da un decennio, Sansal ci ricorda che la libertà è come l’aria. Quando ce l’abbiamo, non ci interessa. Quando ci manca, la aneliamo. Che la Francia e l’Europa (e l’Italia che con Algeri ha accordi energetici importanti) si battano per riportarlo in libertà, perché continui a ricordarci quanto siamo fortunati a poterla respirare.

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