(foto EPA)

editoriali

Biden contro la pena di morte

Redazione

Pene commutate per 37 persone (su 40). Il messaggio rivolto ai trumpiani giustizialisti

Negli ultimi giorni della sua presidenza, Joe Biden ha preso una decisione audace e significativa, che potrebbe avere un’eco nei prossimi anni nel discorso sulla giustizia e sulla coerenza del sistema democratico americano. Poco prima dell’insediamento del presidente eletto Donald Trump, Biden ha commutato le sentenze di 37 dei 40 condannati a morte federali, riclassificando le loro sentenze in ergastolo. E’ una decisione senza precedenti, che ha a che fare non solo con la misericordia – a pochi giorni dall’ultimo viaggio da presidente di Biden in Italia, da Papa Francesco. E’ anche una dichiarazione profonda che Biden ha voluto lasciare sul sistema giudiziario nazionale, che molte volte ha dichiarato di voler riformare, senza però ottenere il tempo necessario e il sostegno bipartisan. All’inizio di dicembre, Biden aveva annunciato la grazia presidenziale nei confronti di circa 1.500 americani.

 

Nel comunicato di ieri della Casa Bianca, si legge che il presidente Biden crede nel fatto che “l’America debba interrompere l’uso della pena di morte a livello federale, tranne che nei casi di terrorismo e di omicidi di massa motivati dall’odio – ed è per questo che le azioni di oggi si applicano a tutti i casi tranne che a quelli”. Ma soprattutto la decisione di ieri “impedisce alla prossima Amministrazione di eseguire sentenze che non sarebbero state pronunciate secondo la politica e la prassi attuali”. Trump ha invece sempre sostenuto la pena di morte, e durante la sua prima Amministrazione sono state eseguite 13 esecuzioni federali. Quello di Biden di ieri è un gesto che trascende la semplice azione legale; è una dichiarazione di leadership morale, che chiede un approccio più umano alla giustizia penale. Le uniche tre persone rimaste nel braccio della morte in America ora sono Dylann Roof, il suprematista bianco condannato per aver ucciso nel 2015 nove afroamericani in Carolina del sud, Robert Bowers, autore della strage antisemita alla sinagoga di Pittsburgh nel 2018; e Dzhokhar Tsarnaev, l’attentatore della maratona di Boston.

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