punto di rottura
Trudeau si dimette da premier del Canada e da leader del partito liberale
Dissidi interni e sfiducia della base. Justin Trudeau resterà in carica finché non sarà scelto il suo sostituto e ha chiesto che i lavori del Parlamento vengano sospesi fino al 26 marzo. L'incognita delle elezioni
Il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato le sue dimissioni "da leader del partito e da primo ministro dopo che il partito avrà scelto un nuovo leader". L'annuncio, in conferenza stampa dalla residenza di Rideau Cottage, arriva dopo "aver riflettuto durante le vacanze e averlo detto alla sua famiglia ieri sera", ha detto. Trudeau rimarrà in carica finché non sarà scelto il suo sostituto. Ciò significa che guiderà il paese anche nei primi mesi della nuova presidenza di Donald Trump e gestirà i colloqui sui dazi. Trudeau ha spiegato che il suo successore verrà selezionato dopo un processo "a livello nazionale": il partito seguirà quindi la strada più lunga, quella di una consultazione con la propria base, che potrà durare diverse settimane e che vedrà i contendenti fare campagna elettorale. Trudeau ha chiesto che i lavori del Parlamento vengano sospesi fino al 26 marzo, per poter scegliere il suo successore, che sfiderà alle urne il capo del Partito conservatore, Pierre Poilievre. A fine marzo, infatti, il Partito liberale dovrà con ogni probabilità affrontare un voto di fiducia, che altrettanto probabilmente perderà, poiché detiene solo una minoranza dei seggi e ha perso il sostegno dei partiti più piccoli.
Il premier dimissionario ha detto di rammaricarsi di non aver riformato il sistema elettorale canadese, una promessa che non ha rispettato e per la quale è stato molto criticato.
Con un post sui suoi profili social, l'ex governatore della Banca del Canada e della Banca d'Inghilterra Mark Carney, che molti indicano come un possibile successore di Trudeau, l'ha ringraziato per la sua leadership, per i suoi contributi e sacrifici.
Anche Chrystia Freeland, ex ministro delle Finanze – la cui frattura pubblica con il primo ministro e le cui dimissioni il mese scorso hanno gettato il partito nel caos e anche lei considerata una papabile premier al posto di Trudeau – gli ha offerto i suoi migliori auguri. "Ringrazio Justin Trudeau per i suoi anni di servizio al Canada e ai canadesi", ha affermato in un post sui social. "Auguro a lui e alla sua famiglia il meglio".
Il leader dei conservatori Poilievre ha pubblicato un video nel quale attacca i liberali e annuncia le promesse del suo partito: "tagliare la tassa" sul carbonio di Trudeau, "costruire case", "sistemare il bilancio" e "fermare la criminalità".
Si è espresso sull'annuncio delle dimissioni del premier canadese anche Donald Trump: “Molte persone in Canada amano essere il 51esimo stato” ha commentato su Truth, “Gli Stati Uniti non possono più sopportare l'enome disavanzo commerciale i sussidi di cui il Canada ha bisogno per rimanere a galla. Justin Trudeau lo ha capito e si è dimesso”. Il tycoon, che nelle settimane scorse ha più volte chiamato Trudeau ironicamente “governatore”, ha esplicitamente delineato i vantaggi che il Canada avrebbe se “si unisse agli Stati Uniti: non ci sarebbero dazi, le tasse scenderebbero e sarebbero completamente sicuri dalle minacce delle navi russe cinesi che costantemente li circondano. Insieme - conclude - che grande nazione saremmo”.
La popolarità di Trudeau era ai minimi storici. In Canada sono previste elezioni per il 20 ottobre 2025 (secondo gli esperti, con le dimissioni del primo ministro, le elezioni si terranno probabilmente in primavera) e l'anno appena concluso è stato parecchio duro per i liberali: secondo gli ultimi dati forniti dall'istituto no profit canadese Angus Reid Institute, il sostegno al partito tra gli elettori è sceso ad appena il 16 per cento. Vale a dire il più basso che i liberali abbiano mai ricevuto negli ultimi anni, anche se comparato alle elezioni del 2011 (la peggiore performance elettorale nei 157 anni di storia del partito) in cui la forza politica guidata dall'allora leader Michael Ignatieff era riuscito a racimolare il 18,9 percento dei voti.
Un tracollo politico che aveva già fatto traballare la stabilità del governo Trudeau anche tra settembre e ottobre, a seguito di diverse mozioni di sfiducia (poi fallite) in Parlamento, dove il leader canadese, primo ministro da nove anni, non ha la maggioranza sin dal 2019. A metà dicembre Trudeau ha perso anche il sostegno del vice primo ministro e ministro delle Finanze Chrystia Freeland, che ha deciso di dimettersi per via di numerosi contrasti avuti con il premier sulle scelte economiche che il paese avrebbe dovuto prendere in risposta ai dazi minacciati da Donald Trump, il presidente eletto degli Stati Uniti che si insedierà alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio. I raporti con Washington sono cruciali per Ottawa, che vedono negli Stati Uniti il più importante partner commerciale, con ben il 75 per cento dell'export canadese diretto negli Stati Uniti.
Crescente impopolarità e sondaggi sempre più deludenti hanno spinto gli stessi liberali a reclamare un cambio di passo nella leadership del partito. “Il primo ministro Justin Trudeau non ha più il sostegno del caucus e per mantenere un po' di dignità dovrebbe immediatamente presentare le sue dimissioni”, ha scritto in una lettera il parlamentare liberale George Chahal, subito dopo un meeting virtuale con 51 membri liberali del Parlamento dell'Ontario. "Ora c'è una massa critica che è stata raggiunta e che prima non c'era" ha raccontato a Politico un deputato liberale anonimo che ha partecipato all'incontro, confermando come nel partito ormai si fosse arrivati a "un punto di rottura”.