(Ansa)

Editoriali

Parigi casca sul greenwashing di Shein

Redazione

L’azienda cinese nomina politici francesi per il suo nuovo comitato regionale, tra cui l'ex ministro dell'Interno Christopher Castaner. Lui difende l'obiettivo zero emissioni di Co2 del marchio cinese, ma sono in pochi a crederci

Nelle settimane in cui il Senato francese si appresta a esaminare la proposta di legge contro il  fast fashion – promossa dalla deputata di Horizons Anne-Cécile Violland e approvata lo scorso marzo all’Assemblea nazionale – l’ex ministro dell’Interno francese, Christopher Castaner, diventa superconsulente di Shein, il colosso cinese della moda a prezzi stracciati e di pessima qualità. Nel dettaglio, colui che è stato anche portavoce del governo durante il primo quinquennio Macron, è stato nominato nel comitato regionale di Shein destinato a consigliare il gruppo per la zona Europa, Africa, medio oriente (Emea).

“L’impegno di queste personalità pubbliche a favore di un’azienda i cui impatti ambientali e sociali sono unanimemente denunciati costituisce un segnale allarmante in un momento in cui si attendono misure concrete per contrastare gli eccessi della moda ultraveloce”, ha attaccato la Fédération française du prêt-à-porter féminin (Ffpapf). Castaner ha difeso la sua nomina affermando che Shein ha come obiettivo zero emissioni di Co2 entro il 2030 e che il gigante cinese “democratizza la moda”. “No, non democratizza la moda, la distrugge”, ha risposto il presidente della Ffpapf, Yann Rivoallan, “inondando il mercato con abiti prodotti a basso costo in condizioni poco trasparenti e spediti in tutto il mondo senza alcuna considerazione per l’impatto ambientale”.

Castaner è anche presidente del consiglio di sorveglianza del Grand Port Maritime di Marsiglia e del cda dell’influente Atmb, la società che gestisce il tunnel del Monte Bianco. I primi tre membri reclutati per formare il comitato regionale di Shein sono tutti francesi: oltre all’ex ministro dell’Interno, figurano l’ex segretaria di stato per i Diritti delle vittime, la gollista Nicole Guedj, e l’ex capo della Federazione francese delle assicurazioni, Bernard Spitz. Quello di Shein è un chiaro tentativo di greenwashing

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