I fedeli recuperano oggetti dalla sinagoga bruciata il 6 dicembre 2024 a Melbourne, Australia (Foto di Asanka Ratnayake/Getty Images) 

editoriali

L'antisemitismo è diventato un'emergenza anche in Australia

Redazione

Nel paese che ospita gli Australian Open, sinagoghe e asili bruciati nell’indifferenza. Il volto oscuro dell’estate boreale di slam tennistici e feste multiculturali

Un asilo nido ebraico a Sydney è stato incendiato e graffiti antisemiti sono stati lasciati dagli autori del rogo sul muro dell’edificio. L’asilo è accanto a una scuola ebraica e una sinagoga. Si tratta del secondo attacco antisemita in quattro giorni a Sydney. Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha descritto l’attacco come “un crimine feroce”. A dicembre una sinagoga era stata incendiata a Melbourne. 

  
L’antisemitismo è diventato un’emergenza anche in Australia, la “lucky country” la terra assolata e libera che è sempre stata un po’ al riparo dai conflitti multiculturali europei, dove si distribuiscono dolcetti per le strade di Berlino e Bruxelles per festeggiare il rilascio dei terroristi palestinesi.   

   
Ora è arrivata anche una nota degli arcivescovi di Sydney: “La risposta militare di Israele non può giustificare gli attacchi contro gli ebrei”. Troppa grazia: ma nella testa degli antisemiti, confusa anche da chi  accusa Israele di un “genocidio” immaginario, gli attacchi alle sinagoghe e agli asili nido sono proprio una risposta per Gaza. Il 9 ottobre 2023, appena due giorni dopo i massacri compiuti da Hamas in Israele, manifestanti pro-Palestina si sono radunati davanti all’Opera House di Sydney per intonare canti antisemiti. Non dicevano “cessate il fuoco”, ma “bruciamo le sinagoghe”. 

  
Gli adepti di questo nuovo magma antisemita non vanno al passo dell’oca e non vestono camice nere, marciano ai rally per boicottare Israele e il sionismo. Melbourne e Sydney sembrano lontane dalla Berlino del 1933. Ma l’antisemitismo è il volto oscuro anche dell’estate boreale di slam tennistici e feste multiculturali. 

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