Editoriali
Totem ambientalisti che cadono. Il premier norvegese Støre si dimette
Persino nell’ecologica Norvegia l’ideologia verde fa i conti con la realtà. Da Berlino a Oslo, un'altra vittima delle politiche climatiche europee. Senza turbare Bruxelles
Le politiche climatiche europee fanno un’altra vittima, questa volta addirittura al di fuori dei confini dell’Ue. Ieri si è dimesso il premier norvegese, Jonas Gahr Støre, a causa delle divergenze tra il Partito laburista, di cui è leader, e gli alleati del Partito di centro, una formazione moderata ma tendenzialmente euroscettica. Oggetto della discordia è l’approvazione di un pacchetto legislativo necessario ad allineare l’ordinamento nordico con le politiche europee in materia di energia rinnovabile, efficienza energetica e case green. Pur non essendo uno stato membro dell’Ue, la Norvegia fa parte dello spazio economico europeo ed è tenuta quindi ad adeguarsi a parte della normativa unionale. Tuttavia, sulle questioni energetiche le tensioni stanno crescendo a causa dei potenziali effetti sui prezzi interni e di altri scontri con Bruxelles in merito allo scambio transfrontaliero di energia elettrica e gas. In particolare, Oslo accusa l’Ue di pretendere l’applicazione di norme sull’export di elettricità che farebbero aumentare i costi dell’energia, mentre gli europei lamentano che i loro vicini si sono approfittati della crisi del gas per lucrare sul metano, di cui la Norvegia è un grande produttore.
Sarebbe però sbagliato liquidarlo come un mero scontro commerciale. Il capo dei centristi, Trygve Slagsvold Vedum, ha detto che “non dobbiamo dare spago all’Ue”. E perfino il primo ministro uscente aveva anticipato che su altre richieste l’Europa non avrebbe trovato altrettanta disponibilità. Dietro questi scossoni, dunque, c’è forse un calcolo elettorale, ma non è detto che non vi sia qualcosa di più: persino in un paese attento all’ambiente come la Norvegia (ma dipendente dalle esportazioni di oil & gas) il vento sta cambiando. Intanto, a Bruxelles la presidente Ursula von der Leyen ha ribadito che la strategia climatica europea non cambierà. I mal di pancia che stanno facendo cadere i governi uno dopo l’altro, da Berlino a Oslo, non sembrano per ora turbare Bruxelles. Resta da capire se siamo di fronte a una convinzione irresistibile o alla stessa leggerezza dei teologi bizantini che, mentre Costantinopoli cadeva, discutevano del sesso degli angeli.
il picco degli sbarchi