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Editoriali

La cappa sulla Georgia. Il governo è a caccia di pretesti per indurire la repressione

Redazione

Pestaggi più violenti anche ai leader dell'opposizione e incarcerazioni più lunghe, oltre ad aggravi di pene e divieto di manifestare in luoghi chiusi privi di permesso. Si aggravano le intimidazioni per chi protesta, ma i georgiani non smettono di chiedere nuove elezioni

Mzia Amaghlobeli, giornalista georgiana fondatrice di due testate indipendenti arrestata la notte del 12 gennaio, è da 22 giorni in sciopero della fame, secondo i suoi avvocati è molto debole, ma non si arrende: “Mi chiedono di pentirmi e di chiedere scusa all’uomo che mi ha sputato in faccia. Vogliono umiliarmi in questo modo, in modo che per me non abbia più importanza se rimarrò in prigione o sarò libera”. Mzia è uno dei simboli della protesta contro il governo di Sogno georgiano che dura da 68 giorni, tutte le sere, l’appuntamento quotidiano con la democrazia, dicono i georgiani indefessi. Alla manifestazione di domenica l’atmosfera era diversa, gli apparati di sicurezza – che picchiano e arrestano e minacciano i manifestanti – erano più numerosi e più intimidatori del solito e infatti ci sono stati pestaggi più violenti e moltissimi arresti anche dei leader dell’opposizione.

Ieri l’indurimento della repressione è diventata la regola, come ha detto Mamuka Mdinaradze, leader di Sogno georgiano al Parlamento, che ha tenuto a sottolineare che sono le giovani donne le più “attive”, “parlano con parole così disgustose che è impensabile sentirle sulla bocca di una donna”: la durata massima della carcerazione amministrativa passa da 15 a 60 giorni (peggio che in Russia, di 30 giorni, e in Bielorussia, di 25); gli insulti verbali a politici, funzionari e poliziotti saranno considerati un reato amministrativo, con multe conseguenti; l’incitamento alla violenza sarà punibile fino a tre anni di prigione, e la resistenza ai poliziotti sarà riclassificata come un reato più grave, con un aggravio delle pene; le manifestazioni in luoghi chiusi senza il permesso dei proprietari saranno proibite. Come dice anche Mzia, le offese e gli insulti sono del governo e dei poliziotti, non dei manifestanti, così come la violenza, visto che le proteste sono pacifiche. Il governo a caccia di un pretesto diventa sempre più duro, i georgiani ripetono che vogliono che i prigionieri siano liberati e che ci siano nuove elezioni, l’Europa “è preoccupata”.