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Foto ANSA
Editoriali
L'Europa richiami all'ordine la Francia
Per far passare il budget, Bayrou ha dovuto ridimensionare di molto l’aggiustamento dei conti: il deficit scenderà dal 6 al 5,4 per cento. Di conseguenza, il limite del 3 per cento del 2029 richiesto dalla Commissione Ue rischia di non essere raggiunto
La Francia ha una legge di Bilancio. Sembra una notizia banale, dato che siamo già a febbraio, ma non era così scontato. Il governo ha superato due mozioni di sfiducia e il budget è approvato. Il primo ministro Francois Bayrou è quindi riuscito laddove è fallito Michel Barnier, ma al costo di diverse concessioni. Bayrou ha dato un po’ ai socialisti a sinistra e un po’ al Rassemblement National a destra, riuscendo a strappare la loro non-sfiducia. Ma la situazione politica resta precaria: a sinistra il Nouveau Front populaire si è spaccato, al centro Emmanuel Macron continua a non avere una maggioranza; a destra la Le Pen valuta quando le conviene staccare la spina. Ma ancora più problematica è la situazione economica. Per far passare il budget, Bayrou ha dovuto ridimensionare di molto l’aggiustamento dei conti: il deficit scenderà dal 6 al 5,4 per cento, quasi a metà strada dall’obiettivo del 5 per cento di Bariner.
Ciò vuol dire che il limite del 2029, che la Commissione europea ha dato alla Francia per scendere sotto il limite del 3 per cento e uscire dalla procedura d’infrazione, difficilmente verrà raggiunto. Soprattutto considerando che il piano da 50 miliardi di Bayrou è composto da 20 miliardi di nuove tasse e 30 miliardi di tagli alla spesa, che non sono affatto certi, anche vedendo i precedenti di Parigi che ha sforato e di molto negli anni precedenti qualsiasi previsione di spesa.
La tentazione dell’Italia potrebbe essere quella di sperare che l’indisciplina fiscale di Parigi possa essere utile per strappare qualche decimale in più di deficit. Ma sarebbe un grosso errore, perché l’instabilità e l’incertezza sui conti francesi potrebbe contagiare l’Italia a causa del suo elevato debito pubblico. Il governo Meloni vedrebbe svanire i risultati della sua prudente politica fiscale. Per questa ragione la premier e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, insieme ai governi dei paesi mediterranei che hanno i conti in ordine, dovrebbero battersi a Bruxelles affinché la Commissione pretenda da Parigi maggiore disciplina fiscale.
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