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tra washington e l'aja

L'Unione europea e altri 79 paesi difendono la Cpi dalle sanzioni di Trump, ma l'Italia si sfila

Redazione

Von der Leyen contro l'ordine esecutivo della Casa Bianca: "La Corte deve continuare liberamente la lotta contro l'impunità globale". I giudici dell'Aja: "È un tentativo di danneggiare il lavoro giudiziario indipendente e imparziale"

Il presidente americano Donald Trump ha imposto sanzioni alla Corte penale internazionale, sostenendo che “ha intrapreso azioni illegittime e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato Israele”. Il riferimento è alle indagini del tribunale dell'Aja su presunti crimini di guerra da parte di militari americani in Afghanistan e sulle truppe israeliane a Gaza. Inoltre, secondo Trump, che ha firmato ieri l'ordine esecutivo, i giudici hanno "abusato del loro potere" emettendo un mandato di arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Di risposta, la Corte ha condannato la decisione di Washington, denunciandolo come un tentativo di "danneggiare il suo lavoro giudiziario indipendente e imparziale". In una nota la Cpi ha ribadito il "fermo sostegno al suo personale" e l'impegno a "continuare a fornire giustizia e speranza a milioni di vittime innocenti di atrocità in tutto il mondo, in tutte le situazioni che si presentano". La Corte ha anche esortato "i 125 stati membri, la società civile e tutte le nazioni del mondo a restare uniti per la giustizia e i diritti umani fondamentali".

L'iniziativa di Trump, minacciata da mesi, già prima che si insediasse, ha suscitato molte critiche e la reazione di alcuni paesi membri che hanno condannato il suo atto. In 79 hanno firmato una dichiarazione congiunta che mette in guardia dal rischio di "erodere lo stato di diritto internazionale". Tra i firmatari non figura l'Italia, che per via del caso Almasri ha ingaggiato negli ultimi giorni una polemica contro i giudici dell'Aja, mentre sono presenti Francia, Germania e Spagna, Paesi Bassi, Grecia, Irlanda, Danimarca, Portogallo, Gran Bretagna e altri. 

Anche l'Unione europea, attraverso la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, si è espressa a sostegno della Corte: "La Cpi garantisce l'accertamento delle responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo", ha dichiarato. "Deve poter proseguire liberamente la lotta contro l'impunità globale. L'Europa – ha concluso – sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale".

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