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Editoriali
Software russi per l'Ue e scanner cinesi per l'Italia: non un grande affare per i nostri confini
Il gruppo franco-tedesco Atos avrebbe sfruttato la sua filiale in Russia per acquistare alcuni software per un progetto di estrema sensibilità per l'Unione europea. Mentre le telecamere fatte a Pechino restano in uso negli spazi pubblici italiani. Gli occhi degli altri sulla nostra sicurezza
Altro che sovranismo e sovranisti. Se i confini d’Europa sono poco sicuri c’entra anche la tecnologia, e la capacità degli avversari delle democrazie di sfruttare le zone d’ombra, di introdursi silenziosamente nei nostri sistemi di controllo. Secondo alcuni documenti inediti visionati dal Financial Times, nel 2021 il gruppo franco-tedesco Atos (una società che si occupa di servizi di information tecnology) avrebbe sfruttato il suo ufficio in Russia per acquistare alcuni software che sarebbero serviti per un progetto di estrema sensibilità, l’Entry/Exit System (Ees) dell’Unione europea. Il sistema, in futuro, dovrebbe monitorare i viaggiatori non europei in ingresso e in uscita dai confini dell’Ue, raccogliendo e archiviando dati biometrici. Per ora il progetto è sospeso. Secondo i documenti ottenuti dal quotidiano inglese, la filiale russa di Atos (che avrebbe cessato le sue attività nel 2022) operava con una licenza che avrebbe consentito l’accesso ai suoi sistemi da parte dei servizi di sicurezza russi, come l’Fsb. I procuratori europei hanno fatto sapere di aver aperto un’indagine per ragioni di sicurezza, ma finora non sono state presentate accuse.
Per lungo tempo i legami commerciali nel settore della tecnologia con potenze straniere avversarie sono stati considerati necessari. Ma non a caso, Russia e Cina spesso vendono tecnologie simili a quelle occidentali ma a bassissimo prezzo. E c’è ancora oggi molta superficialità nel non considerarle una minaccia alla sicurezza. In Italia in passato si è discusso del fatto che ci fossero 2.430 telecamere di sorveglianza, prodotte dai colossi cinesi come Hikvision e Dahua, collocate in uffici e spazi pubblici italiani. Se ne è parlato, ma sono rimaste lì. Perfino meno si è discusso degli scanner di Nuctech, produttore cinese di attrezzature di sicurezza già sotto indagine da parte dell’Ue e sotto sanzioni negli Stati Uniti, che sono pressoché ovunque in Italia, per controllare i bagagli in aeroporti e i cargo nei porti. Forse non oggi, ma tra qualche anno quegli scanner potrebbero diventare un problema.
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