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Klaus Iohannis (foto Ap, via LaPresse)
editoriali
La Nato rischia grosso in Romania
Il presidente Klaus Iohannis si dimette. Il problema non è politico, ma di sicurezza
Il presidente della Romania Klaus Iohannis si è dimesso e da mercoledì 12 febbraio non sarà più in carica. Sarebbe dovuto rimanere al suo posto fino al 4 maggio, dopo che la Corte Costituzionale aveva annullato il primo turno delle elezioni presidenziali per paura che il risultato fosse stato alterato dall’efficacia di una campagna di disinformazione da parte di Mosca che aveva portato al primo posto Calin Georgescu, uno sconosciuto candidato di estrema destra che aveva boicottato tutti i dibattiti ma si era concentrato su TikTok. La Corte Costituzionale aveva stabilito che le ingerenze di Mosca non avessero permesso lo svolgimento corretto del voto, aveva dato mandato a Iohannis di rimanere al suo posto e posticipato le elezioni.
Iohannis è un volto noto, amico dell’Ucraina, atlantista, europeista. Aveva interpretato la svolta moderata del paese che Georgescu adesso è pronto a sovvertire con il suo estremismo e soprattutto il suo annuncio di voler spostare Bucarest in una posizione internazionale più vicina a Mosca: Georgescu aveva concentrato molti dei suoi spot su questioni economiche ma anche sul presunto peso dei rifugiati ucraini sulle casse di Bucarest. Dopo la decisione della Corte Costituzionale, i partiti di opposizione avevano iniziato una procedura di impeachment contro Iohannis, che ha preferito dimettersi. Prima o poi i romeni voteranno, Georgescu sta diventando sempre più presente nella politica romena, non è in Parlamento ma si agita fuori, dove nelle ultime settimane ha promosso un boicottaggio dei supermercati accusando le catene di alimentari straniere di gonfiare i prezzi. Il problema non è soltanto di posizionamento, ma con Georgescu al potere, il problema diventerebbe di sicurezza per l’Ucraina ma anche per la Nato: Iohannis aveva fatto della Romania una delle roccaforti transatlantiche, aveva investito in un esercito moderno, puntato sul potenziamento della base Nato a Costanza, sul Mar Nero. In mano a Gergescu, la Romania non sarà più affidabile.
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