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Foto ANSA
Di nuovo in marcia
S'è chiuso un momento di instabilità per la Francia, con un patto socialdemocratico
Il governo Bayrou ha fatto votare la finanziaria e ha aperto un canale con i Socialisti, contro gli estremisti. Una buona notizia per l'Europa, ma anche per l’Italia
Parigi. Il governo francese di François Bayrou ha fatto, con la settimana scorsa, un giro di boa fondamentale. Malgrado due mozioni di censura depositate in Parlamento, è riuscito a far votare la manovra finanziaria. Rimane un governo di minoranza, che ha saputo però aprire un canale con il Partito socialista, spezzando l’ostlità dell’alleanza fra il Nuovo fronte popolare e il Rassemblement national. I socialisti tornano a esprimere il loro animo governativo, incalzati anche da elettori e responsabili territoriali che temevamo un’ulteriore instabilità. Il veemente leader della sinistra radicale, Jean Luc Mélenchon, si trova in un angolo, mentre l’alleanza a sinistra rimane in qualche modo funzionale all’insieme dei partiti.
Anche Marine Le Pen viene marginalizzata, perché non riesce a dare la spallata a Emmanuel Macron, e deve adesso aspettare il giudizio che potrebbe vederla condannata all’ineleggibilità a seguito del processo che riguarda gli assistenti parlamentari del Rn a Strasburgo, un’eventualità che ribalterebbe le cose nell’estrema destra a favore del suo pupillo Jordan Bardella.
Si apre quindi un periodo di relativa stabilità almeno fino all’autunno, quando andrà al voto la nuova finanziaria. In seguito bisognerà osservare se una maggioranza di partiti vuole anticipare le elezioni sperando di approfittare del contesto, oppure se tutti aspetteranno la scadenza del mandato di Macron nel 2027 per tentare di conquistare l’Eliseo trascinando anche una maggioranza in Parlamento. L’attuale momento politico esprime però un’indubbia stabilizzazione del quadro politico francese intorno a un compromesso socialdemocratico. Il patto di non-aggressione al centro traduce quel voto di rigetto dell’estrema destra che si era espresso fra i due turni delle politiche nell’estate dello scorso anno. La resistenza dell’esecutivo Bayrou permette per la prima volta alla Francia di voltare pagina rispetto a questi mesi convulsi dopo l’errore compiuto da Macron con la dissoluzione dell’Assemblea nazionale.
La Francia si sta quindi rimettendo in marcia, con un Bayrou già intento a portare avanti alcune riforme, un movimento che ha immediate conseguenze internazionali. La prima è senz’altro la resilienza del modello socialdemocratico europeo. Molti hanno voluto vedere nell’elezione di Donald Trump un’inevitabile ondata di estremismi pronti a sommergere anche l’Europa. Il caso francese dimostra che non è affatto scontato. Questa stabilizzazione rimette anche in sella l’insieme del potere istituzionale francese, presidente incluso. Certamente Macron è uscito sminuito dalla dissoluzione, avendo anche perso una “sua” maggioranza, ed è tagliato fuori dalle partite interne, ma l’assestamento di Bayrou lo conforta comunque nel ruolo classico di decisore in materia di politica estera e di difesa. A questo rilancio sulla scena internazionale contribuisce anche lo specifico quadro di necessità, con un’Europa pronta a fronteggiare le incertezze provenienti dagli Stati Uniti e una Francia presente in partita mentre in Germania ci saranno a breve le elezioni. L’Ue recupera una Francia operativa, ed è certamente una buona notizia anche per evitare di dare troppo spazio al gioco delle potenze esterne che tentano di dividere l’Europa per meglio controllarla.
Si tratta anche di una notizia positiva per l’Italia. Il Trattato del Quirinale ha definito una road map fra Roma e Parigi che tocca molti settori. Dal 2023 i contatti ministeriali hanno registrato progressi, ma oggi siamo di fronte a una serie di decisioni di importanza strategica. E’ appena iniziata una due diligence nel settore spaziale europeo per cercare di costituire un campione industriale nel campo dei satelliti in grado di reggere la concorrenza dell’americana SpaceX. Il progetto “Bromo” vede impegnate in prima fila l’italiana Leonardo assieme a Thales e Airbus, un dossier che non potrà chiudersi senza un accordo fra i governi. Nel settore finanziario, il progetto di joint venture Natixis-Generali rappresenta un altro tassello di notevole interesse bilaterale. Inoltre vediamo come Parigi stia accelerando sull’intelligenza artificiale, con Macron avanguardista mentre annuncia un investimento di più di 100 miliardi di euro nell’ambito del vertice sull’IA. La messa in comune delle capacità tecnologiche crea un fortissimo interesse a definire cooperazioni a beneficio della ricerca e delle aziende, il tutto ovviamente usufruendo dei programmi ma anche dei quadri normativi europei che permettono il lavoro comune.
Certo, nelle prossime settimane l’ondata trumpiana potrebbe cercare di dividerci nel gioco dei dazi differenziati fra prosecco e champagne, il che darebbe anche qualche contentino a chi gioisce pensando di aver fregato l’altro. La bussola globale dei comuni interesse strategici indica però un’altra strada, quella europea.