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(foto EPA)
editoriali
Perché l'inflazione non fa sconti a Trump
I prezzi al consumo a gennaio sono aumentati del 3 per cento. I numeri americani preoccupano e la guerra dei dazi non aiuterà
Rieccola, l’inflazione americana ha rialzato la testa. La bacchetta di Donald Trump non è magica: non solo non ha fermato Mad Vlad come chiamava un tempo Vladimir Putin, ma nemmeno la crescita dei prezzi. E il Maga-people comincia a borbottare. Il presidente aveva intimato alla Federal Reserve di ridurre i tassi, Jerome Powell non gli ha dato retta sostenendo che è troppo presto per dichiarare vittoria e a quanto pare aveva ragione lui. Intendiamoci non è nulla rispetto al recente passato: i prezzi al consumo a gennaio sono aumentati del 3 per cento una leggerissima crescita rispetto a dicembre (+2,9 per cento), ma la curva che era in netta discesa rispetto al picco del 9 per cento nel 2022, ha cominciato ad appiattirsi. Colpi di coda li chiama il Wsj, tuttavia come sa chi prende l’aereo possono essere molto pericolosi. Anche se ci sono tensioni nei prezzi dell’energia, quel che preoccupa è il nocciolo duro che mostra un’ascesa del 3,3 per cento. I prezzi delle uova sono su del 15 per cento soprattutto per colpa dell’aviaria, quelli del bacon seguono a ruota. E sono questi a tirare il convoglio inflazionistico. L’economia americana continua a crescere e a creare posti di lavoro, però cominciano a formarsi le prime ombre.
L’elezione di un Trump “reaganiano” che prometteva tagli alle tasse e deregulation ha dato fiato al mondo degli affari. Ma il Trump arcigno, che lancia ordini esecutivi come Giove i suoi fulmini, ha cominciato a suscitare preoccupazioni. I dazi sono destinati ad aumentare l’inflazione interna, mentre pochi credono che il ricavato basti a finanziare la riduzione delle imposte. Jim Farley capo della Ford ha parlato di “costi e caos”. La deportazione in massa degli immigrati allarma settori come quelli delle costruzioni, mentre gli agricoltori cominciano a rumoreggiare: i giornali sono pieni di lamenti sui raccolti della prossima stagione. L’Università del Michigan che elabora l’indice del sentimento dei consumatori sostiene che a febbraio è sceso rispetto all’Inauguration day toccando il minimo dal luglio 2024. Gennaio è il mese in cui in genere molte aziende decidono se e di quanto aumentare i prezzi. E’ stata una brutta partenza per questo 2025.