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editoriali
Adottate nuove sanzioni europee e britanniche contro la Russia, c'è ancora margine
Bruxelles e Londra adottano nuovi pacchetti di sanzioni. Nel momento in cui Trump potrebbe essere tentato di alleggerire le misure americane contro Mosca, è fondamentale che gli europei e il Regno Unito rimangano compatti sulle proprie. E va risolto il problema dei veti di Orbán
L’Unione europea ieri ha adottato il sedicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per marcare il terzo anniversario dall’inizio della guerra di aggressione contro l’Ucraina. Il Regno Unito ha fatto altrettanto lanciando quello che il Foreign Office ha definito “il più grande pacchetto di sanzioni” contro Mosca dall’invasione su larga scala. L’Ue ha inserito 83 persone e società nelle sue liste nere e preso di mira 74 navi della flotta fantasma russa, 5 porti e 6 aeroporti, che contribuiscono a eludere il price cap sul petrolio. Altre 14 banche russe sono state escluse dal sistema Swift, mentre 8 media della propaganda non potranno più trasmettere nell’Ue. Il pacchetto include altre misure per danneggiare il settore petrolifero e un futuro embargo sull’alluminio russo. L’Ue ha infine vietato le esportazioni di precursori chimici a uso duale (civile e militare) e di consolle di videogiochi usate per pilotare i droni.
Il Regno Unito ha messo sulla sua lista nera 107 tra entità e individui sia in Russia sia in altri paesi che sostengono il Cremlino. Fra questi c’è anche il ministro della Difesa nordcoreano, No Kwang Chol, oltre a generali e alti funzionari di Pyongyang “complici dello schieramento di oltre 11.000 soldati” nella guerra.
Nel momento in cui Donald Trump potrebbe essere tentato di alleggerire le sanzioni americane contro la Russia, è fondamentale che gli europei – compreso il Regno Unito – rimangano compatti sulle misure restrittive. A causa delle sanzioni l’economia russa è in crisi profonda e l’industria bellica non riesce più a mantenere il ritmo della guerra. L’Ue ha ampio margine per approfondire ulteriormente le sanzioni.
Ieri l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, ha annunciato che intende iniziare subito “a lavorare sul diciassettesimo pacchetto”. È positivo. Ma l’Ue deve anche risolvere una volta per tutte il problema dei veti di Viktor Orbán che non solo svuotano i singoli pacchetti da misure significative, ma minacciano di far saltare tutte le sanzioni europee imposte dall’inizio della guerra.