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Editoriali
Il jihad nel cortile di casa nostra
Oltre la metà delle vittime del terrorismo a livello globale sono state uccise nel Sahel: da cortile di Italia ed Europa a epicentro del terrorismo globale, dice un report. L’occidente diviso
Il Sahel, considerato comunemente il “cortile di casa” di Italia ed Europa, è ormai l’epicentro del terrorismo mondiale. I numeri riportati nell’ultimo Indice sul terrorismo globale, elaborato dall’Institute for Economics & Peace, dimostrano che i gruppi jihadisti nella regione sono più attivi che mai. Oltre la metà delle vittime del terrorismo a livello globale sono state uccise nel Sahel: 3.885 persone su 7.555 totali. In controtendenza rispetto ai dati in calo nel resto del mondo, dal 2019 a oggi i morti nella regione sono decuplicati. Al ritiro delle missioni militari europee è seguito quello dei francesi da Mali, Niger, Repubblica centrafricana, Burkina Faso, Senegal e Ciad. L’arrivo dei russi, spinti esclusivamente da aspirazioni predatorie per le materie prime della regione, ha tutt’altro che arginato l’avanzata dei jihadisti. Nelle ultime settimane, le rivendicazioni degli attacchi dello Stato islamico nel Wilayat dell’Africa occidentale e da Jnim – il gruppo affiliato ad al Qaida – in Burkina Faso somigliano a bollettini militari con cadenza quasi quotidiana.
L’ultimo anno ha dimostrato come il “cuore” del jihad, ovvero l’ispirazione e le sue radici rimangano in medio oriente, nascosti tra le zone desertiche di Siria e Iraq, ma ha anche certificato che la mente e le braccia sono altrove, fra il Sahel e il Corno d’Africa. La risposta dell’occidente latita. Da una parte, l’Europa si muove in ordine sparso tra chi è più votato al dialogo con le autorità locali per trovare contromisure – Italia e Germania su tutti – e chi invece – come i francesi – resta sulla linea dell’intransigenza nei confronti di chi si ribella all’ingerenza occidentale. Dall’altra parte, gli americani che avevano già assunto una posizione di disimpegno con Biden, minacciano di fare molto peggio con Trump, mettendo in discussione il pilastro su cui si era basata in questi anni la lotta al terrorismo: la condivisione delle notizie di intelligence. Interrompendo quella con gli ucraini, si rischia di creare un precedente replicabile su altri fronti dell’Europa, come quello meridionale. A quel punto sarebbero guai, a cominciare per chi, come l’Italia, è dirimpettaia del Nord Africa.


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