Il premier uscente del Portogallo Luis Montenegro (foto Ap, via LaPresse)

editoriali

In Portogallo si torna al voto. La fine del bipolarismo e l'esigenza di iniziare a imparare a fare accordi

Redazione

Lisbona si vantava di non essere l'Italia. Ora dovrebbe imparare dal nostro paese a fare accordi parlamentari capaci di reggere una legislatura. Anche perché l'instabilità politica rallenta l'economia

"Non siamo mica in Italia!”. Era pressappoco questo il tono dei commenti che si leggevano in Portogallo quando, nel 2023, cadde il governo Costa e i socialisti, forti di una solida maggioranza, volevano fare un nuovo esecutivo monocolore. Il presidente della Repubblica rifiutò, e a marzo 2024 vinse il centrodestra di Luís Montenegro, ma senza una  maggioranza. Per questo è caduto su una mozione di fiducia. Il Portogallo che si appresta a tornare alle urne per la terza volta in tre anni è un paese in cui le maggioranze assolute e il bipolarismo quasi perfetto che ha caratterizzato mezzo secolo di democrazia sembrano ricordi lontani.

 

I sondaggi, certo, possono cambiare in un attimo, ma al momento indicano che il prossimo Parlamento sarà più governabile dell’attuale. Forse anche il popolo di navigatori per eccellenza dovrà imparare dall’Italia a navigare in mari più mossi. “A Roma fai il romano”, dice un proverbio portoghese. A Lisbona, se i risultati elettorali sono romani, bisognerà imparare a fare i romani senza troppe remore rispetto agli accordi parlamentari, né paura di rifare la matassa quando le intese si disfano.

   

Resta da vedere se le convergenze saranno al centro o agli estremi, con partiti sempre più antieuropeisti: alleati di Orbán a destra, “pacifisti” con il sangue degli ucraini a sinistra.

   

Intanto, la campagna elettorale permanente spinge i governi ai regali dell’ultima ora, come gli aumenti salariali nel pubblico impiego approvati il 10 marzo. E poi si blocca il resto: rinviata la privatizzazione della compagnia di bandiera Tap, rallentati gli investimenti virtuosi. Già a gennaio Lisbona ha rivisto il Pnrr eliminando le grandi opere irrealizzabili entro le scadenze previste. Sono caduti così un bacino idroelettrico in Alentejo, l’espansione della metropolitana di Lisbona e 3.300 alloggi a prezzi accessibili. A Bruxelles è stato chiesto di poter usare quei soldi per una più banale campagna acquisti: macchinari medici, autobus green… I fondi europei non cadono con i governi, ma gli stop della politica rallentano l’attività economica.

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