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L'ipocrisia delle Nazioni Unite

L'Onu dimentica i fratellini Bibas, strangolati e mutilati da Hamas

Giulio Meotti

Il Palazzo di vetro esclude i fratellini israeliani trucidati dai terroristi di Gaza dal rapporto sui bambini vittime di guerra. I loro manifesti sono cancellati nelle città occidentali, mentre le ong che provano a ricordarli al Consiglio per i diritti umani vengono interrotte 

Ci sono i negazionisti dell’Olocausto. Ci sono i negazionisti del 7 ottobre, per i quali  Hamas non ha commesso alcuna atrocità. Ora ci sono anche i negazionisti dei Bibas.

Il rapporto annuale delle Nazioni Unite sui bambini nelle zone di conflitto, la cui pubblicazione è prevista per giugno 2025, non cita i nomi di Kfir e Ariel Bibas, assassinati in prigionia a Gaza e i cui corpi sono stati restituiti a Israele in una bara. Neanche i dodici bambini uccisi da un razzo di Hezbollah a Majdal Shams vengono menzionati. Gerusalemme è rimasta scioccata  dall’ipocrisia delle Nazioni Unite e ha deciso di non collaborare con il rapporto. Il rapporto afferma che le forze di sicurezza israeliane “hanno rapito una ragazza palestinese”, omettendo Kfir e Ariel Bibas

 

              

 

Le Nazioni Unite avevano già celebrato la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo con una mostra nell’atrio del loro edificio a New York, ma senza alcun riferimento alle vittime israeliane del terrorismo. D’altronde, “Hamas non è un gruppo terroristico per noi… è un movimento politico”, ha detto Martin Griffiths, sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti delle Nazioni Unite. Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, per il quale il 7 ottobre non era avvenuto “dal nulla”, aveva già incluso Israele nella lista nera dei paesi e delle organizzazioni che danneggiano i bambini nelle zone di conflitto. La lista, redatta da Virginia Gamba, comprende Isis, al Qaida, Boko Haram e l’unica democrazia del medio oriente.

Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha appena tenuto un “incontro di dialogo interattivo” con l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, sul suo ultimo rapporto intitolato “L’obbligo di garantire responsabilità e giustizia”. Secondo le regole delle Nazioni Unite, alle ong accreditate è consentito parlare di persona o tramite video al Consiglio e hanno a disposizione un minuto e trenta secondi. Il Touro Institute on Human Rights and the Holocaust, guidato dalla professoressa Anne Bayefsky, è una di queste ong accreditate dalle Nazioni Unite. Ma alla professoressa Bayefsky non è stato permesso di terminare il suo discorso che aveva così iniziato: “Ora il mondo lo sa. I selvaggi palestinesi hanno assassinato il bambino di nove mesi Kfir”. A questo punto, il presidente del Consiglio Jürg Laube l’ha interrotta. Bayefsky ha tentato di continuare il suo discorso: “Ariel e la loro giovane madre, Shiri Bibas, sono stati uccisi a mani nude. I barbari palestinesi hanno mutilato i loro piccoli corpi”. Però le ong che accusano Israele di “genocidio”, “apartheid” e “pulizia etnica” non sono mai interrotte all’Onu

Ora sappiamo cosa significano i poster dei Bibas cancellati nelle città occidentali. L’Università di Harvard ha appena licenziato un dipendente sorpreso a strappare i manifesti dei bambini Bibas. Jonathan Tuttle è stato filmato mentre rimuoveva i manifesti durante una manifestazione di Harvard Out of Occupied Palestine il 3 marzo. Il poster di Ariel Bibas raffigurato con il volto oscurato dalla vernice e da una caricatura di Hitler era già apparso  a Harvard. I manifesti dei Bibas sono stati vandalizzati anche al Cedarvale Park di Toronto: una svastica nera è stata disegnata sulla fronte di Kfir e sulla guancia di suo fratello, Ariel. In un manifesto di Kfir Bibas hanno scritto: “La testa è ancora attaccata”. I murales dei Bibas sono stati deturpati a Londra. Dede Bandaid e Nitzan Mintz, la coppia di artisti che ha lanciato la campagna con i volti degli israeliani deportanti dai terroristi a Gaza, hanno detto: “Se questa fosse una campagna per cani o gatti dispersi, nessuno oserebbe strappare le loro foto. Ma sono ebrei? Dunque, nessun problema”. Specie all’Onu. 
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.